Il rating della Grecia resta più basso rispetto a quello dell’Italia. Tuttavia cresce la distanza sulla parte lunga del rendimento tra le due nazioni. Il segreto? I bond ‘spazzatura’ ellenici.
La contrapposizione sulla situazione economica in Grecia e quella che stiamo vivendo in Italia aggiunge un nuovo capitolo alla storia. E tutto potrebbe sembrare un grande paradosso, anche se leggendo bene tra le righe ci renderemo conto che non lo è. Debito pubblico alla mano, infatti, in questo momento la Grecia sta pagando meno rispetto al nostro Paese. Un dato che potrebbe sorprendere se consideriamo che il rating della nazione ellenica è più basso rispetto a quello italiano. In ogni caso, i tassi di Atene sono a propria volta più bassi rispetto a quelli pagati dal nostro Paese.
Nelle ultime sedute, come abbiamo già anticipato, si è assistito a una vera e propria inversione di tendenza. Se l’Italia ha un tasso migliore rispetto alla Grecia sul breve termine – ovvero per uno, tre o sei mesi – ci accorgiamo che sul medio-lungo termine le cose cambiano in maniera radicale. Già il rendimento dei titoli delle due nazioni si inverte quando li verifichiamo su cinque anni, con uno spread ben più alto per l’Italia (0,81 contro lo 0,5 ellenico). Ma come detto è il termine più lungo ad acuire le distanze in maniera clamorosa in favore della Grecia.
Se osserviamo il dato sui sette e sui 10 anni, notiamo infatti un tasso pressochè pari: 1,02 contro 0,97 nel primo caso, 1,34 contro 1,31 nel secondo caso. Il tutto, però, sempre e comunque in favore della Grecia. Ma con l’estensione della curva di rendimento ci accorgiamo che le cose vanno sempre in meglio per gli ellenici. Per finanziarsi con i propri titoli, infatti, Atene deve spendere l’1,36% su 15 anni, l’1,47% su 20 anni e infine l’1,63% su 25 anni. In Italia le cose vanno anche peggio, con tassi decisamente più alti: 1,82% su 15 anni, 2,02% su 20 anni e addirittura 2,26% su 25 anni.
Una delle cause che possono rientrare in questa inversione di tendenza potrebbe essere legata al rating. Quello della Grecia è BB e colloca i bond statali nella categoria “junk”, ovvero i cosiddetti “bond spazzatura“. Il rating di Roma è invece BBB- stando all’ultimo rilievo effettuato quasi due mesi da Fitch. Ciò consente ai nostri titoli di Stato di rientrare nella categoria “investment grade“. Tuttavia, questo non basterebbe a salvare il nostro Paese dalla crescita costante ed esponenziale del tasso di spesa da effettuare per riuscire a finanziarsi.
E poi c’è l’aspetto legato alla liquidità, che comunque ci aiuta a capire che la crescita della Grecia non deve essere percepita come un tracollo per l’Italia. Il debito pubblico di Atene, pari a 360 miliardi di euro, è nettamente inferiore rispetto ai 2.400 miliardi di debito italiano. Inoltre la sua parte acquistabile ammonta al 18%, ovvero circa 65 miliardi di euro. Se a questo aggiungiamo il fatto che la Bce prevede di acquistare parte del debito greco per 40 miliardi, assistiamo a una ulteriore discesa. Inoltre i titoli di Stato ellenici sono “poco liquidi” in quanto esistono diversi possibili venditori (ESM, Greek loan facilità ed EFSF per elencarne alcuni).
In ogni caso, a influenzare il valore dei bond governativi ci pensa un altro aspetto, ovvero il forte intervento da parte delle banche centrali. Ad esempio Bce, Fed e BoJ hanno versato oltre 5mila miliardi di liquidità dal mese di marzo, mentre la Bank of England ha siglato ieri un aumento di 100 miliardi di sterline per il programma di acquisto titoli. Per questo motivo è giusto dire che siamo di fronte a un mercato in bolla, come sostengono diversi esperti. Il tutto mentre la Bce stima un crollo medio del Pil nell’Eurozona pari all’8,7%. Un quadro a dir poco desolante per tutti gli Stati membri.
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Dunque, giusto per ribadirlo una volta di più, il miglioramento della situazione della Grecia non deve far pensare a un tracollo della situazione italiana. E a confermarlo ci pensa, come si legge sul Sole 24 Ore, il direttore degli investimenti per l’obbligazionario di Fidelity international Andrea Iannelli. “Innanzitutto – dichiara – va detto che gli investitori che comprano Grecia, quelli specializzati in obbligazioni high yield, non sono gli stessi che comprano l’Italia. Se poi consideriamo che il coronavirus ha colpito meno la Grecia rispetto all’Italia e che quindi la seconda sarà costretta a fare più deficit per risollevarsi aggiungiamo un altro tassello alle varie cause di questo sorpasso“.
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