Il premier Conte interviene sul caso Regeni in commissione d’inchiesta. “Saremo inflessibili con l’Egitto fino a quando non verrà fuori la verità. Non andrò in visita di stato senza passi in avanti concreti”
“I rapporti con l’Egitto non potranno svilupparsi pienamente finché non sarà stata fatta luce sul barbaro assassinio di Giulio Regeni”. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in audizione alla Commissione Parlamentare di Inchiesta non fa sconti e rilancia l’azione dell’Italia nel tentativo di far luce sulla vicenda. “Su queste basi mi sono rivolto al presidente egiziano anche durante la telefonata del 7 giugno. In occasione di questa conversazione ho chiesto una collaborazione più intensa. Bisogna fare di più. Il presidente ha sempre manifestato nei nostri colloqui, anche in quello di domenica, per perseguire questo obiettivo ritenuto essenziale per le nostre relazioni”.
Conte rimarca la necessità di un confronto diverso, volto alla cooperazione. “La questione della barbara uccisione di Regeni – ammonisce – rimarrà al centro dell’attenzione del governo fino a quando io lo presiederò. Questa postura ci dia la speranza di potere raggiungere la verità. Un obiettivo verso il quale rimarremo inflessibili fino a quando non lo otterremo. La lentezza della collaborazione con il Cairo sul dossier? Sì, ho ribadito questo aspetto. Un dossier che ho rappresentato anch’io, in modo insistito, nelle ultime volte che ho avuto occasione di confrontarmi con il presidente Al Sisi”.
“Ho incontrato Al Sisi sempre all’Estero, in occasione di vertici multilaterali. Far correre relazioni a seguito di vertici intergovernativi è un moltiplicatore delle relazioni bilaterali”, ha poi detto il presidente del Consiglio rispondendo a una domanda sulla scelta di interrompere le visite ufficiali e gli incontri intergovernativi con l’Egitto. Ciò per impedire il “pieno dispiegamento delle potenzialità delle relazioni tra i due paesi”.
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“Senz’altro – ha aggiunto – la questione della rogatoria e la possibilita’ di creare le premesse per un processo nel nostro ordinamento giuridico e’ stato oggetto di specifica richiesta ed è un obiettivo su cui lavoreremo. Se otterremo qualche risultato sarà insistendo, perseverando, continuando a battere il pugno sul tavolo. Sviluppi ci sono stati, non è stata una completa stasi: c’è stata l’alternarsi della autorità giudiziaria al Cairo. L’autorità italiana sta dispiegando una grandissima attività. Allo stato – conclude – è meglio un dialogo franco e a tratti frustrante piuttosto che l’interruzione dei rapporti”,
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