I ladri operavano a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, e si conoscevano da tempo. Per i furti usavano metodi per vanificare telecamere e altri sistemi di sicurezza. Avevano contatti con la criminalità organizzata.
Carabinieri in azione alle prime luci dell’alba in Calabria. Sette persone sono finite in manette a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, al termine di un’operazione che ha consentito di sgominare una vera e propria banda del buco. Le persone arrestate questa mattina si erano specializzate in una serie di rapine, che venivano messe a segno seguendo un iter ben preciso. I ladri di ‘professione’ riuscivano a eludere i mezzi di sorveglianza e sicurezza di appartamenti ed esercizi commerciali, grazie a una serie di metodi che risultavano sempre molto efficaci a loro vantaggio.
In primis andavano a fare dei sopralluoghi nella zona del locale che intendevano svaligiare. Dopodichè passavano alla messa in pratica del piano, con i metodi di cui sopra per effettuare il furto senza intoppi. Riuscivano a disattivare il sistema di telecamere a circuito chiuso, usavano sostanza come il poliuterano espanso, sfruttavano i disturbatori di frequenza. Inoltre avevano a loro disposizione una strumentazione costosa ed efficace per aprire e svaligiare le casseforti. Oltre ovviamente all’utilizzo di metodi più “rudimentali”, come i passamontagna e i cellulari intestati ad altre persone per non farsi rintracciare.
Tuttavia, i carabinieri sono riusciti a risalire a questo gruppo di sette rapinatori. Tra le altre cose si è scoperto un legame con la criminalità organizzata, in particolare, con la cosca Facchineri e Zagari-Fazzalari, che al momento detiene il controllo tra Cittanova e Taurianova. In questo modo, come rendono noto i militari dell’arma, è stato “sfatato il falso mito che ove le cosche di ‘ndrangheta sono forti, non vengono commessi delitti di criminalità comune e predatoria”. Si è scoperto anche che i sette ladri arrestati ricorrevano anche a macchine rubate prima di andare a eseguire i loro furti.
I ladri si erano resi protagonisti di almeno 14 furti, per una refurtiva complessiva che sfiora il mezzo milione di euro. Rubavano denaro e oggetti preziosi, come nel caso di un furto nell’abitazione di un imprenditore al quale sono stati portati via gioielli, monili ma anche tre pistole e la sua automobile. Ma in altri casi si impossessavano di macchinari e attrezzature costose, come nel caso di un colpo ai danni di un’azienda agricola. E così sono finiti in manette sette soggetti, cinque dei quali in custodia cautelari e altri due che sconteranno la pena agli arresti domiciliari.
Leggi anche -> Casellati: “Senato trattato in maniera poco dignitosa, qui si deve votare”
Leggi anche -> Napoli, non solo festa per la coppa Italia: danni, spari e scippi in città
L’indagine è stata denominata, per l’appunto, “Banda del buco”. È stata avviata tre anni fa ed è partita grazie a un segno distintivo lasciato dai ladri, che avevano l’abitudine di praticare fori alle pareti dei locali che andavano a svaligiare. A essere impiegati sono stati i carabinieri che agiscono nei comuni di Taurianova, Cittanova e Polistena. Una volta individuato il ‘modus operandi’ di cui sopra, i militari dell’arma sono risaliti all’esistenza di questa banda e hanno collegato a essa alcune indagini che sembrano prossimi all’archiviazione. Le ipotesi di reato sono associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio, furto aggravato, ricettazione, porto illegale di armi e violazione di domicilio