Hanno ottenuto somme di denaro per pilotare e agevolare le indagini attivate sul clan Di Cosola, a Bari: arrestati due carabinieri, facenti parte della stazione di Giovinazzo. In totale, sono quattro le ordinanze di custodia cautelare che sono state eseguite dagli uomini dell’Arma.
Secondo quanto si apprende, sarebbero due i carabinieri che, nella giornata di oggi, sono stati arrestati con ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Bari, Marco Galesi. Entrambi gli appuntati, in servizio nella stazione di Giovinazzo, avrebbero infatti ricevuto somme di denaro per pilotare, ritardare o anche soltanto rivelare particolari sulle indagini avviate contro il clan Di Cosola, fornendo alle loro fonti anche la copia dei verbali dei collaboratori di giustizia.
In manette, allora, ci sono finiti per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio i carabinieri, insieme anche ad un commerciante e un pregiudicato affiliato al clan, accusati invece di associazione mafiosa.
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Carabinieri finiti in manette per favoreggiamento con il clan Di Cosola
Secondo quanto si apprende, le indagini sulla vicenda sono state coordinate dal pm Federico Perrone Capano, e sono riuscite ad accertare come i due carabinieri – tra l’altro anche in più occasioni – avrebbero ricevuto somme di denaro e “altre utilità per omettere o ritardare atti del proprio ufficio e per compiere atti contrari ai doveri di ufficio, al fine di agevolare taluni appartenenti all’articolazione locale del clan Di Cosola”.
Dal canto suo, il pregiudicato affiliato al clan e coinvolto nell’inchiesta sarebbe riuscito, per il tramite del commerciante, ad indurre i carabinieri a rivelare alcune informazioni relative alle operazioni di polizia giudiziaria. Questo, oltre che per le stesse indagini scattate nei confronti del clan Di Cosola, anche per altro tipo di operazioni – si parla soprattutto di dettagli sui turni di servizio dei colleghi della stazione, sugli orari in cui sarebbero avvenuti i controlli nei confronti degli affiliati sottoposti a misure coercitive.
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Inoltre è stato accertato come, sempre sotto compenso economico proposto da parte dell’esponente locale del clan mafioso, i carabinieri abbiano persino consegnato documenti informatici e cartacei contenenti sia le registrazioni che i verbali di dichiarazioni rese da vari collaboratori di giustizia, sempre al fine di agevolare taluni appartenenti al gruppo malavitoso dei Di Cosola.