Nuovo passo avanti nel mondo dell’astrofisica: scoperta la propargil-immina, coinvolta nella formazione degli amminoacidi. La nuova molecola è stata trovata in una nube di gas e polveri della Via Lattea, e il suo identikit è stato ricostruito in laboratorio.
Nuova scoperta dal mondo scientifico: un gruppo internazionale di fisici e chimici, nei quali figura anche Víctor Manuel Rivilla dell’INAF, ha scoperto la presenza nello spazio interstellare di una nuova molecola organica coinvolta nella formazione degli amminoacidi – i cosiddetti “mattoncini” fondamentali della biologia terrestre. Si tratta della propargil-immina, ed è stata trovata in una nube interstellare nel cuore della Via Lattea.
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Scoperta la propargil-immina da una “collaborazione fondamentale”
La ricerca in questione (contenuta nell’articolo “Propargylimine in the laboratory and in space: millimetre-wave spectroscopy and first detection in the ISM”), che è proprio in corso di pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics, è coordinata dall’Istituto Max-Planck tedesco per la fisica extraterrestre di Monaco. Un maxi gruppo di fisici e chimici internazionale, dunque, ma nel quale figurano anche diversi ricercatori italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INFAF), guidati
da Víctor Rivilla.
Grazie dunque a questa stretta collaborazione tra esperimenti di laboratorio, oltre che a diverse osservazioni astronomiche, è stata identificata una nuova molecola nella nube interstellare G+0.693-0.027, situata vicino al centro della Via Lattea. Si tratta della propargil-immina, un tipo particolare di specie chimica che può giocare un ruolo rilevante nella formazione di amminoacidi.
Secondo quanto si apprende dallo studio condotto dai ricercatori, l’identikit di questo “precursore” degli amminoacidi è stato ricostruito nei laboratori del Max Planck prima, e confrontato poi con i dati del radiotelescopio della Sierra Nevada, in Spagna. “La peculiarità di questa specie chimica è proprio il legame imminico CH=NH, le cui caratteristiche di reattività lo rendono un importante elemento della catena chimica che porta dalle molecole più semplici e abbondanti nello spazio come formaldeide (H2CO) e ammoniaca (NH3), verso specie complesse come gli amminoacidi che sono i mattoni fondamentali della biologia terrestre”, ha spiegato Víctor Rivilla, dell’Inaf di Firenze.
Mentre in merito alla loro scoperta, pare che “la molecola era già lì, nei dati raccolti sulla nube molecolare G+0.693-0.027, e stava solo aspettando che qualcuno la riconoscesse”. “Non potevamo, però, esserne certi perché ci mancavano le informazioni precise sulle frequenze a cui emette fotoni, che abbiamo ottenuto grazie alle misure di laboratorio”, ha spiegato il ricercatore. Questo perché “quando una molecola gira o vibra nel mezzo interstellare emette, infatti, fotoni a delle frequenze molto precise, che, dal confronto con i dati raccolti dai radiotelescopi, ci permettono di capire se una molecola è presente o meno nello spazio. E, in particolare, nelle nubi molecolari che in futuro formeranno nuove stelle e sistemi planetari”.
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Infine, sempre secondo quanto è stato spiegato da Rivilla, tale collaborazione tra laboratorio e osservazioni è stata “fondamentale per scoprire nello spazio nuove molecole, importanti per innescare la chimica che ha portato sulla Terra alla vita come la conosciamo oggi”.