Inchiesta sui richiedenti asilo. Sono stati arrestati anche la presidente della coop Rinnovamento e il gestore dei centri. Le accuse riguardano un presunto “sistema di malaffare” costruito attorno all’accoglienza dei migranti.
Oltre a padre Zanotti altri due membri di una cooperativa sono finiti agli arresti domiciliari. Nella nota stampa diramata in relazione al provvedimento autorizzato dal Tribunale si parla pure di “sfruttamento dei migranti in attività lavorative prive di tutele”.
È scattata nel corso della mattinata l’operazione che ha portato agli arresti domiciliari tre persone. Le accuse individuate dagli inquirenti sono piuttosto importanti: “Associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato attraverso l’acquisizione di erogazioni pubbliche non spettanti, sfruttamento del lavoro nero, riciclaggio ed altro”. Padre Zanotti, di 73 anni, figurava come “padre spirituale”, ma potrebbe aver avuto delle responsabilità ben più ampie.
Quell’ accusa di violenza sessuale
Il nome di padre Antonio Zanotti, era balzato agli onori delle cronache, nel 2018, per via di alcune accuse riguardanti violenze sessuali. A raccontare di essere stato violentato, un giovane: “Due mesi fa, a causa degli ultimi gravi abusi subiti, sempre nelle stesse modalità delle minacce miste a lusinghe e ricatti, trovai la forza di andarmene definitivamente, preferendo vivere per strada piuttosto che vivere l’annullamento della mia persona. A seguito di ciò sono stato aggredito, picchiato e minacciato”. Questo virgolettato è parte della denuncia fatta all’epoca. Il fatto sarebbe avvenuto sempre all’interno di un contesto adibito all’accoglienza. Proprio a causa di questo episodio, la lente d’ingrandimento di chi è deputato ad indagare, si è potuta soffermare su altri aspetti: quelli che sarebbero emersi mediante l’attività inchiestistica che ha preceduto gli arresti.
Padre Zanotti, la regola è ubbidirgli
Padre Zanotti ha creato le Oasi 7 a partire dal 1984, con la cooperativa sociale Rinnovamento. Quindi, è la morale, chi entra in quel mondo deve ubbidirgli: «Non mi devono contestare su niente», è la sua regola finita tra le frasi captate nell’indagine. I carabinieri l’hanno raggiunto a Sovere, per arrestarlo. Lo hanno portato nella caserma di via delle Valli e poi di nuovo su, a 43 chilometri dalla città. Una figura carismatica, don Zanotti, frate cappuccino di Spirano, fondatore di una galassia di comunità per chi è in difficoltà (dai tossicodipendenti alle madri sole). Un frate che— nell’indagine — parla di sé in termini di imprenditore. E che, quanto alla sua impronta da lasciare, parla di un memoriale. Nessun commento dal suo avvocato di fiducia, Sergio Fiori, di Crema.
Nell’indagine è lui, la figura centrale dell’associazione per delinquere. Il ruolo del promotore e organizzatore. Non è però il solo destinatario della misura cautelare. Come lui, ai domiciliari, Anna Maria Preceruti, pavese d’origine, 58 anni, residenza nella comunità di Antegnate, presidente della cooperativa, stesso avvocato del frate. Il gip le riconosce un «contributo determinante e concreto», legato anche al trasferimento di denaro in altre attività o all’estero.