Coronavirus: emergenza in Brasile, India e Stati Uniti

Mentre in Italia e tutto sommato in Europa la situazione sembra sotto controllo, nel resto del mondo il contagio da Covid 19 non sembra rallentare.

Le situazioni più emergenziali sul fronte Covid 19 si registrano nel continente americano, dove Stati Uniti e Brasile sono i maggiori focolai del pianeta. Proprio i due paesi i cui leader, Trump e Bolsonaro, hanno sottovalutato i rischi connessi alla pandemia. Preoccupa la velocità con cui il virus si sta espandendo in Brasile, che con 34.918 contagi in 24 ore – che portano il totale delle infezioni a 923.189 – ha vissuto certamente uno dei peggiori momenti dall’inizio dell’emergenza Covid. I dati sono stati resi noti dal ministero della Sanità di Brasilia che ha segnalato altri 1.282 decessi, che portano il bilancio a 45.241. Anche gli Usa sono in piena emergenza: l’epidemia di coronavirus non sembra affatto vicina a un rallentamento, anzi. In almeno sei stati, tra cui il Texas, la Florida e la California, i contagi sono in aumento. Gli Stati Uniti sono il Paese più colpito dal Covid-19: sono 2,1 milioni di casi positivi e 117 mila morti. Subito dopo c’è proprio il Brasile, che ha ormai superato i 900 mila contagi e i 45 mila decessi. E – a Washington – non sembra che la situazione sia sotto controllo nemmeno dal punto di vista della gestione del virus: lo scienziato alla guida della task force sul coronavirus, Anthony Fauci, non parlerebbe con il presidente Donald Trump da due settimane. Lo ha detto lo stesso Fauci in un’intervista a Npr. Secondo Fauci, l’aumento quasi incontrollato del virus dipende certamente dal comportamento dei singoli che non rispettano le linee guida. In Texas, ad esempio, il numero dei ricoveri ha raggiunto un nuovo picco: 2.518 soltanto ieri. Il governatore Greg Abbott ha esortato i cittadini a stare a casa dopo i 2.622 nuovi contagi registrati sempre nelle ultime 24 ore: “Se non avete necessità di uscire, restate a casa” ha dichiarato Abbott durante una conferenza stampa. In Texas sono circa 36.000 le infezioni; i morti sono 2 mila. Il tasso dei ricoveri per il Covid è il 10% del totale contro la media nazionale del 6,3%.

LEGGI ANCHE -> Bobo Craxi investito da un’auto della polizia: ricoverato in ospedale

LEGGI QUI -> Guerra in Libia: i mercenari siriani potrebbero approdare in Italia

Ma i numeri del coronavirus spaventano anche in altri paesi del mondo: sono stati più di 2 mila i decessi collegati alla pandemia registrati nel corso dell’ultima giornata in India. Il conto complessivo delle vittime è salito a 11.903. Il dato è dettato in parte alla revisione dei decessi avvenuti a Bombay, la città più colpita, dove risultano 832 morti nelle ultime 24 ore. E anche in Cina la situazione torna a preoccupare: a Pechino sono stati registrati 31 nuovi casi di coronavirus ieri. Erano stati 27 il giorno precedente. Lo rendono noto le autorità cittadine in una nota postata sul social media cinese Weibo, precisando che 19 dei nuovi contagi riguardano il distretto Fengtai, dove è scoppiato un nuovo focolaio la scorsa settimana. In Russia invece, il presidente russo Vladimir Putin si protegge dal coronavirus anche facendo sanificare i suoi visitatori, tenuti a passare sotto un speciale tunnel che li disinfetta prima dell’incontro con lui. Lo riporta l’agenzia russa Ria Novosti, postando le immagini del tunnel sui social media. Si tratta di una cabina simile a quella per le fototessere prodotto da una società russa: il congegno è stato installato nella residenza ufficiale di Putin fuori da Mosca. Il disinfettante viene descritto dai media come una nuvola sottile che si deposita sugli abiti e le parti scoperte del corpo. Lo scorso maggio il portavoce di Putin, Dimitri Peskov, era risultato positivo al Covid. Le infezioni in Russia, che è il terzo paese più colpito per numero di contagi dopo Stati Uniti e Brasile, sono oltre 500.000. I morti sono 7.284.

LEGGI ANCHE -> Regolarizzazione migranti: prorogata la scadenza fino al 15 agosto

L’Organizzazione mondiale della sanità sembra nel frattempo ritenere valida la terapia contro il Covid-19 basata su uno steroide, il desametasone, sperimentato con successo dai ricercatori di Oxford. “Questa è una grande notizia e mi congratulo con il governo del Regno Unito, l’Università di Oxford e con i molti ospedali e pazienti che in Gb hanno contribuito a questa svolta scientifica salvavita”, ha dichiarato il numero uno dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. E se si gioisce per una possibile svolta nelle cure, la situazione degenera da altri punti di vista: la crisi economica provocata dalla pandemia di Covid-19 sta trascinando centinaia di migliaia di rifugiati siriani in Medioriente in una situazione sempre più disperata, aumentando i loro bisogni umanitari. E’ quanto ha comunicato oggi l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Il numero di rifugiati “vulnerabili” che non dispongono delle risorse di base per sopravvivere in esilio è aumentato drammaticamente a seguito dell’emergenza sanitaria. Molti rifugiati nei Paesi vicini la Siria hanno perso quelli che erano già redditi minimi, costringendoli a ridurre i bisogni più elementari, compresi cibo e medicine. Dall’inizio della pandemia, l’Unhcr ha fornito sostegno di emergenza a circa 200mila rifugiati in più in Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Turchia. In questi cinque paesi vivono oltre 5,5 milioni di siriani, il più grande gruppo di rifugiati al mondo. L’agenzia sta tentando di supportare almeno 100mila rifugiati in più con pagamenti una tantum.