Il presidente di Confcommercio fa capire che il Coronavirus potrebbe aver dato il colpo di grazia al settore. “È la tempesta perfetta, 270 mila aziende possono scomparire”, dichiara Carlo Sangalli.
Da Carlo Sangalli arriva una posizione decisamente più morbida rispetto a quella espressa da Carlo Bonomi. Se il presidente di Confindustria non ha risparmiato critiche a Giuseppe Conte, il suo omologo di Confcommercio sembra voler aprire a un dialogo. In particolare per quanto riguarda gli Stati generali, aperti due giorni fa a Villa Pamphili e durante i quali vengono coinvolte tutte le associazioni di settore. Per questo motivo, come rivela al Corriere della Sera, Carlo Sangalli vorrebbe approfittare di questo spazio per parlare chiaramente del futuro delle imprese.
“È stata un’occasione per parlare di futuro – ha detto Sangalli in merito al suo confronto con Conte e gli altri presenti – . L’auspicio è che queste giornate di confronto si traducano in risultati concreti. Perché servono risposte urgenti alle emergenze ancora aperte, dall’accelerazione e potenziamento di indennizzi e contributi a fondo perduto fino all’estensione delle moratorie fiscali”. Dunque Carlo Sangalli esprime maggiore apertura al dialogo, e lo fa nell’interesse della categoria che deve difendere. Anche perchè, i numeri post-lockdown sono a dir poco pessimi per il settore.
Il numero uno di Confcommercio, infatti, fa capire che “nell’ipotesi di una piena ripartenza ad ottobre, avranno un crollo pari a circa 84 miliardi di euro nell’anno in corso”. Una cifra spaventosa, che diventa ancor più pesante se si considera che ben 271mila imprese rischiano di chiudere. I settori interessati sono commercio, pubblici esercizi e servizi, con tanto di perdita di circa un milione di posti di lavoro. Carlo Sangalli sottolinea che “solo nella logistica e nei trasporti le perdite potrebbero arrivare a 28 miliardi”. E poi ci sono filiere, come quella del turismo, che ha visto azzerare i fatturati.
I numeri sono peggiorati anche per le misure che è stato necessario prendere per consentire la riapertura. Sangalli fa infatti sapere che “quasi il 13% delle imprese ha visto incrementare i costi per la burocrazia, per le procedure di canificazione e igienizzazione”. Senza usare mezzi termini, il presidente di Confcommercio ha parlato di tempesta perfetta. E a proposito dei confronti con il Governo, sembra esserci una posizione più morbida rispetto a quella di Confindustria: “Riteniamo che sia utile il dialogo. Non dobbiamo dimenticare però che il tempo stringe e che le imprese continuano, purtroppo, a vivere in piena emergenza”.
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Ma qual è la ricetta per una ripartenza efficace e che consenta quantomeno di ridurre i danni? Carlo Sangalli la vede così: “Occorre mettere in moto nel Paese una nuova stagione di buoni investimenti pubblici e privati. Penso all’innovazione e al digitale, alle infrastrutture, alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. E poi un grande piano di rilancio dell’immagine del nostro Paese nel mondo. Ne trarrebbe così impulso la domanda interna”. Sul fronte del lavoro, Sangalli chiede “agibilità dei contratti a termine e del lavoro accessorio per favorire una maggiore occupazione ed emersione del sommerso”.
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