Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi auspica che si utilizzino i grandi aiuti che l’Ue ci ha messo a a disposizione per ripartire. No ai bonus a tempo e alla spesa sociale con strumenti improvvisati.
Carlo Bonomi accetta la sfida che la politica da oltre un decennio ha rivolto alle rappresentanze di lavoratori e imprese, di fatto mettendone in discussione il ruolo. Sottolinea l’importanza di una «democrazia negoziale» in cui il confronto con le parti sociali sia continuo. L’idea è contenuta nella prefazione del saggio «Italia 2030: proposte per lo sviluppo», firmata dallo stesso Bonomi. Nel dettaglio il presidente di Confindustria spiega che la democrazia negoziale si deve costruire su un’alleanza stretta tra pubblico e privato in cui vi è dialogo con le imprese, il lavoro, le professioni, il terzo settore, la ricerca e la cultura. Prima di tutto Bonomi auspica che si utilizzino in modo «rapido e massivo le ingenti risorse che l’Ue ci ha messo a disposizione». Stiamo parlando di 110 miliardi utilizzabili dal Paese. Ovviamente l’impiego di fondi come il Mes e il Sure implica un aumento del debito che però secondo Bonomi potrebbe essere riassorbito con una prospettiva pluriennale studiata.
Per le misure adottate per la ripartenza si dice favorevole alla riduzione della quota di cuneo fiscale a carico delle imprese ma sfavorevole ai bonus a tempo e alla nuova spesa sociale con strumenti improvvisati. Sì anche alla riforma degli ammortizzatori sociali. L’obiettivo dovrà essere recuperare entro il 2030 13 punti di Pil. L’obiettivo è ambizioso ma non impossibile. Per Bonomi sarebbe necessaria una stagione di riforme “per riequilibrare perimetro ed efficienza della spesa pubblica, riorientare la spesa sociale verso indigenti, giovani e famiglie, affrontare i gap sociali e geografici di reddito e partecipazione al mercato del lavoro che sono diventati esplosivi, riformare il fisco in una prospettiva organica e con tappe pluriennali per renderlo leva e non ostacolo allo sviluppo di imprese e lavoro”.
Queste le priorità per il presidente che si dice propenso ad una visione futura per ripartire. Per quanto riguarda il settore privato sottolinea che durante il lockdown “non è stata una grande idea chiedere alle imprese d’indebitarsi mentre dovevano continuare a pagare le imposte. Inoltre lo Stato non ha reso gli oltre 5o miliardi di debiti che deve ai suoi fornitori”. Le misure a favore delle imprese che sorreggono il Paese per Bonomi sono mancate. Non c’è stato ascolto, non c’è stata la democrazia negoziale. L’augurio per il futuro e per il Paese che il presidente si fa è di riuscire ad instaurare un vero dialogo tra l’impresa e lo Stato,a favore della crescita economica.
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