Taverna, Toninelli e Di Stefano non hanno fretta di pensare a un nuovo leader del Movimento. Di Battista non ha trovato la porte spalancate, come sperava dopo il suo ritorno sulle scene.
Alessandro Di Battista sta cercando in tutti i modi di ritornare in sella al Movimento 5 Stelle. Tuttavia, quelli che potremmo tranquillamente i suoi ex colleghi di partito non sembrano particolarmente entusiasti di riaverlo nuovamente in circolazione. Almeno questa è la sensazione che si ricava dagli ultimi avvenimenti, legati a doppio filo con il ritorno all’ovile del 41enne romano. Già dallo scontro avuto con Beppe Grillo, si è avuta la sensazione che Di Battista non sia il leader che il Movimento 5 Stelle vuole. Ma ci sono altri indizi che vale la pena tenere in considerazione.
In primis dalle parole pronunciate in queste ore da Paola Taverna. La senatrice, uno dei volti storici del Movimento 5 Stelle, non ci sta a seguire alcuni dei termini imposti da Di Battista per cercare di dare nuovamente una fisionomia al gruppo. Congresso “è una parola che non appartiene” alla Taverna, in quanto la abbina “con la vecchia politica”. A proposito del suo rapporto con il cavallo di ritorno di casa pentastellata, fa capire che “con Alessandro ho calcato tutti i palchi che abbiamo fatto insieme”. Ma è Grillo la sua vera guida: “Sono 13 anni che sono nel Movimento, all’epoca ci chiamavamo gli amici di Beppe Grillo. Lui oggi è l’elevato, un compagno di percorso per il quale ho grande stima e rispetto”.
Paola Taverna ci tiene a specificare che l’identità è una cosa fondamentale per il Movimento 5 Stelle. Per questo motivo, l’ipotesi di un capo politico “alla Di Maio” non sembra essere l’opzione che attrae di più in seno al movimento. “Noi nasciamo eterogenei e abbiamo bisogno di una governance pluralistica piuttosto che di un capo politico”, ha detto la Taverna, la quale è consapevole del fatto che “il movimento si debba interrogare e che abbia bisogno di mettere al centro dell’agenda nuovi obiettivi”. In ogni caso, secondo la senatrice “prima vengono le idee, poi le persone”, anche perchè c’è tempo per pensare ai nomi.
Un altro esponente storico, Danilo Toninelli, non sembra particolarmente pressato dal fatto che il Movimento abbia un leader sulla carta. L’ex ministro delle infrastrutture sostiene che non è ancora il caso, con quello che sta succedendo nel Paese in questi mesi, di annunciare l’intenzione di votare il nuovo leader del Movimento. Anche Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Affari Esteri, la pensa così: “Di Battista vorrebbe che si facesse questo congresso il prima possibile. Un’altra parte, tra cui Grillo, io e credo la maggior parte del Movimento, crede che quando si finirà di affrontare i temi molto più importanti, quelli del Paese, si potrà trovare un momento di condivisione”.
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E poi c’è il fatto che, rispetto all’ultima volta in cui Di Battista si è interessato agli affari politici, tante cose sono cambiate. In primis il fatto che due pedine considerate preziose dal politico romano, nel frattempo abbiano lasciato il Movimento 5 Stelle. Stiamo parlando del senatore Gianluigi Paragone e dell’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Entrambi stanno pensando di fondare nuovi schieramenti politici. L’ex giornalista lancerà un nuovo partito, che ha come caposaldo “l’uscita dell’Italia dall’Euro”. Fioramonti, invece, pensa a una nuova formazione che punti tutto sui valori dell’ambiente.