All’inizio della terza giornata degli Stati generali il premier Giuseppe Conte avverte: “L’Italia sta faticosamente uscendo da uno shock senza precedenti. Gli effetti della crisi devono ancora dispiegarsi nella loro interezza, ce lo dobbiamo dire”. In sostanza, il peggio deve ancora arrivare e sono a rischio un milione di posti di lavoro.
Il premier Giuseppe Conte parla alle associazioni di commercianti durante gli Stati generali e, nell’introduzione alla giornata di incontri, sembra parlare chiaro: “L’Italia sta faticosamente uscendo da uno shock senza precedenti. Gli effetti della crisi devono ancora dispiegarsi nella loro interezza, ce lo dobbiamo dire”. A Villa Pamphilj il premier ammette: “L’incertezza c’è e peserà ancora. Non è sufficiente sbloccare il lockdown, il circuito dei consumi non si riattiva subito”. A confermare le affermazioni del premier, direttamente il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo le stime di Confcommercio, i consumi registreranno “un crollo pari a circa 84 miliardi di euro nell’anno in corso”. Confcommercio prevede anche la chiusura di “270mila imprese nei soli settori del commercio, dei pubblici esercizi, dei servizi e di una perdita di oltre un milione di posti di lavoro. Solo nella logistica e nei trasporti le perdite potrebbero arrivare a 28 miliardi. Senza dimenticare che ci sono intere filiere che hanno azzerato i fatturati, come il turismo”.
Su questo punto, anche Conte riconosce: gli ultimi dati Istat restituiscono “un’immagine molto preoccupante”. A preoccupare sono soprattutto i consumi. Ad aprile, infatti, le vendite al dettaglio sono scese del 10,5%. Si tratta di “variazioni negative mai sperimentate negli ultimi decenni”. Per questo Conte ripone molte speranze nei fondi in arrivo dall’Ue, che dovranno essere investiti, ribadisce Conte, in riforme di medio-lungo termine. “Sta per arrivare il Recovery fund. A settembre presenteremo un piano tutto italiano ed è necessario che le imprese siano partecipi del patto”. Poi Conte risponde allo scetticismo del presidente di Confindustria Bonomi, che di recente aveva esplicitato la sua delusione nei confronti delle proposte presentate dal Governo. A Bonomi Conte risponde: “Saremo al loro fianco per promuovere il Made in Italy, sostenere l’export, la domanda interna”. Poi i primi numeri, almeno riguardo il numero di proposte sul tavolo. Conte fa sapere di aver lavorato alacremente con i ministri, fino a raggiungere un piano di rilancio che contiene “un totale di 187 progetti“. E con gli 80 miliardi già preventivati, l’Italia si piazza “al secondo posto in Europa per gli impegni finanziari assunti”. Moltissimi i temi sul tavolo sui quali è necessario intervenire: oggi si parla anche di modifiche ai decreti Sicurezza e della chiusura del dossier Autostrade. Poi la sburocratizzazione, soprattutto negli appalti, alla quale il premier sembra tenere particolarmente. A livello ideale, l’insieme dei progetti tenderebbe a creare un’Italia “più digitale, più equa, più inclusiva”. Per farlo, è anche necessaria una seria lotta all’economia sommersa, al lavoro nero. Per questo Conte propone un “patto” con i commercianti: “La transizione dal contante ai pagamenti digitali sarà dolce, fair, gentile. Mai pensato di imporre penalizzazioni”.
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