Vittorio Sgarbi non è un ospite facile da invitare in una trasmissione: il critico d’arte è famoso per i suoi scatti d’ira e i suoi modi che non sempre seguono il galateo della messa in onda. Ne sa qualcosa, ad esempio, Barbara D’Urso, che recentemente fu brutalmente attaccata da Sgarbi, tanto da invitarlo a lasciare il programma.
Oggi, però, Sgarbi è stato ospite nel salotto di Pierluigi Diaco, su Rai 1, a Io e Te e ha mostrato un altro lato del suo carattere, uno più tenero, legato anche ad un dolore che lo ha portato alle lacrime.
Il pianto e la commozione di Sgarbi
Non ha nemmeno il tempo di entrare nello studio guidato da Diaco, Vittorio Sgarbi, prima che gli occhi gli si riempiano di lacrime e il dolore abbia il sopravvento.
La causa della sofferenza del critico d’arte è la morte di Giulio Giorello, il filosofo scomparso lo scorso 15 Giugno, a seguito di complicanze dovute alla polmonite bilaterale causata dal Coronavirus, con la quale stava combattendo da fine Marzo.
Ed è all’amico e giornalista che Vittorio Sgarbi dedica la sua entrata in scena nel programma di Diaco. “Oggi non sto bene,” ha raccontato il critico d’arte. “Ieri è morto Giulio Giorello, un mio amico. Era stato ricoverato per Covid, ma poi era stato dimesso. Ma forse ha aggravato le sue condizioni. Non doveva morire”.
Sgarbi pronuncia le parole con difficoltà, quasi a stento, per colpa di una sofferenza che lo ha colpito senza alcun preavviso. Il suo dolore genuino spinge anche Diaco alle lacrime: il presentatore di Io e Te, infatti, si è commosso insieme al suo ospite.
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Dopo essersi ripreso da questo momento di fragilità, Vittorio Sgarbi ha raccontato la sua vita, parlando della sua infanzia, ma anche dell’infarto che ha rischiato di ucciderlo. A tal proposito ha raccontato: “Ho avuto l’intuizione di andare dal medico più vicino. Mi hanno detto che se avessi aspettato un’altra mezz’ora sarei morto. Dopo l’intervento, ho scritto subito un articolo d’arte per il Corriere della Sera e il caporedattore mi ha risposto ‘Ma non eri morto?’. Mi vennero a trovare un sacco di persone, da Bonaccini a Berlusconi, era diventata una festa. Una volta superato il pericolo, non bisogna fare le vittime”.