Umbria, pillola abortiva solo con ricovero in ospedale: polemica contro la Lega

Aspre le polemiche e accesi gli scontri, quelli sorti a seguito della delibera leghista abrogata in Umbria – che impedisce alle donne di poter effettuare l’aborto in day hospital e le obbliga al ricovero.

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foto via La Repubblica

Con la delibera abrogata dalla giunta di centro destra, guidata da Donatella Tesei (Lega), in Umbria non sarà più possibile prendere la pillola per l’aborto in day hospital, ma sarà necessario un ricovero della durata di tre giorni in ospedale. È polemica allora con l’opposizione, mentre le numerose associazioni che stanno già pianificando diverse azioni da mettere in campo per contrastare la manovra della Regione. Per le donne – sostengono medici, associazioni, e politici di centro sinistra – si tratta infatti di un “brusco ritorno al passato“.

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Polemiche contro la delibera leghista: “per le donne è ritorno al passato”

Il Ru486 è un antiprogestinico (ovvero una pillola abortiva) arrivato in Italia nel 2009, dopo il via libera alla commercializzazione confermato da parte dell’Aifa (Agenzia italiana per il farmaco). Si tratta chiaramente di un medicinale che offre alle donne la possibilità di interrompere la gravidanza senza essere sottoposte ad intervento chirurgico e nel pieno rispetto della legge 194.

In buona sostanza, questo farmaco permette di effettuare l’aborto farmacologico tramite pratica di day hospital, ed è già utilizzato in diverse Regioni italiane. Anche in Umbria, fino all’ultima delibera abrogata dalla giunta di centrodestra, era possibile la somministrazione della pillola senza ricovero ospedaliero, a seguito della decisione dell’amministrazione di Catiuscia Marini.

La giunta del 2018, guidata dal centrosinistra, aveva infatti introdotto la possibilità di abortire grazie alla pillola Ru486 entro la settima settimana di gravidanza (anche se nel resto d’Europa il termine è esteso alla nona settimana), attraverso una una prestazione con tre accessi in day hospital. Ma ora, però, per le tante donne italiane si tratta in in realtà di “un brusco ritorno al passato”, dato che quella sudata delibera era stata ottenuta grazie a “otto anni di lavoro e battaglie”.

Ru486 - aborto umbria
aborto umbria la pillola Ru486 – foto di repertorio

Come infatti ha raccontato la ginecologa Marina Toschi, di Pro-choice (Rete italiana contraccezione e aborto), si tratta di una decisione che non sarà tollerata dalle molte associazioni sia femminili (come Udi), che di medici e ginecologi, che si sono già dichiarati pronti a far sentire la loro voce contro la scelta della Regione. Per loro, infatti, si tratta di un “altro modo per rendere difficile la vita delle donne, la loro libertà, la loro autodeterminazione”. E allora, verranno organizzati picchietti davanti agli ospedali, mentre “al prossimo Consiglio regionale saremo in Aula per chiedere l’applicazione completa della legge, dimostrando così che, a differenza di quanto hanno dichiarato Tesei e i suoi non seguiranno le indicazioni cui dicono di voler fare riferimento, ossia quelle berlusconiane del 2010”.

In un momento delicato come questo che stiamo vivendo, inoltre, “la scelta della Regione, imponendo il ricovero in ospedale, potrebbe spingere molte donne a rinunciare all’aborto farmacologico anche per paura del contagio da Covid-19“. E così (spiega ancora Toschi) si va anche “in direzione contraria a quanto richiesto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia, che si era espressa a favore dell’aborto farmacologico per tutelare le donne e evitare di congestionare i presidi sanitari anche alla luce dell’emergenza coronavirus”.

Aborto con ricovero in Umbria, la maggioranza non ci sta

Tant’è che la polemica è anche politica, a dir il vero. Se infatti la decisione di Tesei ha ricevuto il plauso della Lega da un lato, dall’altro ha dato il via a un acceso scontro fra centro destra e opposizione, con Partito Democratico e Movimento 5 Stelle nettamente contrari alla decisione firmata dal Carroccio.

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In particolare, in una nota congiunta firmata dai consiglieri regionali Tommaso Bori, Simona Meloni, Fabio Paparelli, Donatella Porzi e Michele Bettarelli (Pd), Thomas De Luca (M5S) e Vincenzo Bianconi (Misto), la delibera è stata additata come “un atto grave, che renderà ancor più difficile la vita delle donne e la loro autodeterminazione“.

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