Mondo di mezzo: scarcerato Massimo Carminati, protagonista di Mafia capitale

Da oggi Massimo Carminati, uno dei protagonisti del processo Mondo di Mezzo, rinominato “Mafia capitale”, può uscire dal carcere di Oristano. Carminati aveva iniziato la sua detenzione 5 anni e 7 mesi fa. Ora l’istanza presentata dai suoi legali è stata accolta: “Siamo soddisfatti che la questione tecnica che avevamo posto alla Corte d’Appello sia stata correttamente valutata dal Tribunale della libertà”.

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Massimo Carminati, uno dei protagonisti del processo Mondo di Mezzo, poi rinominato “Mafia capitale“, è libero. Può uscire dal carcere senza obbligo di dimora, senza obbligo di firma, dopo 5 anni  e 7 mesi di detenzione. A commentare la scarcerazione, con una certa soddisfazione, è il suo legale Cesane Placanica: “A fine marzo aveva già scontato il tetto massimo dei due terzi del reato più grave che gli è stato contestato: una corruzione”. Ma a cosa è dovuta la scarcerazione? Già cinque giorni fa la Cassazione aveva depositato le motivazioni che avevano portato la Suprema Corte a scartare l’aggravante di associazione mafiosa. Così Salvatore Buzzi e altri trenta imputati si erano salvati dal 416bis.

I legali di Carminati hanno insistito e, dopo tre rifiuti da parte della Corte d’Appello, ora l’istanza è stata accolta dal Tribunale della Libertà. Così Carminati ora può uscire dal carcere di Oristano: è stato raggiunto il limite della scarcerazione preventiva. Nel frattempo, nessuna condanna definitiva è stata emanata. Il processo non è ancora terminato, c’è ancora il processo d’Appello bis Mondo di Mezzo, ma intanto Carminati può uscire dallo stato di detenzione. Ora Palcanica commenta: “Abbiamo replicato che si trattava di una contestazione a catena. E così la nostra questione tecnica, in punto di diritto, che tutela un principio di civiltà è stata accettata”.

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Bruno Naso, avvocato di Massimo Carminati (foto di Alberto Pizzoli, da Getty Images)

Ma chi è Massimo Carminati? Un ex militante di estrema destra, arrestato con l’accusa di mafia il 2 dicembre 2014. Una punta di spicco della criminalità romana. E ne era ben consapevole. Come riportato dalla Repubblica, lui stesso all’interno di un’intercettazione captata dai carabinieri del Ros disse a una dipendente Fastweb: “Forse non hai capito con chi stai parlando, cerca su internet Massimo Carminati e poi vedi di sbrigarti a risolvere la situazione”. Una figura legata non solo alla banda della Magliana, ma anche al furto al caveau della banca di piazzale Clodio. Insomma, un nome noto, e da un certo punto in poi anche ai carabinieri.

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All’interno di un’altra indagine i Ros nel 2012 iniziarono a interessarsi sempre più a Carminati. Poi le frasi di uno skipper narcotrafficante pentito, e quindi l’apertura di un’inchiesta su Carminati e Salvatore Buzzi. L’inchiesta aveva portato all’emersione di uno scenario ben più ampio di corruzione e collusione, che a Roma includeva la vicinanza di politici, pubblici funzionari, imprenditori… Un sistema che durante il processo è stato definito dalla Cassazione: “Una parte dell’amministrazione comunale si è di fatto consegnata agli interessi del gruppo criminale che ha trovato un terreno fertile da coltivare (…). Quello che è stato accertato è un fenomeno di collusione generalizzata, diffusa e sistemica, il cui fulcro era costituito dall’associazione criminosa che gestiva gli interessi delle cooperative di Buzzi attraverso meccanismi di spartizione nella gestione degli appalti del Comune di Roma e degli enti che a questo facevano capo. Ciò ha portato alla svalutazione del pubblico interesse, sacrificato a logiche di accaparramento a vantaggio dei privati”.

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