Guerra in Libia: i mercenari siriani potrebbero approdare in Italia

La guerra libica ha visto la partecipazione di milioni di mercenari siriani. Molti di loro potrebbero imbarcarsi per l’Italia in cerca d’asilo.

Guerra in Libia: potrebbero arrivare in Italia i mercenari siriani
Immagine di repertorio

La Libia. Quella delicata scacchiera che già da tempo costituisce il fronte aperto più pericoloso del Mediterraneo. A muovere le pedine e a tenere le briglie del gioco sono il presidente russo, Vladimir Putin e il premier turco Recep Tayyip Erdogan. In mezzo a questa polveriera c’è anche l’Italia, che per la Libia nutre forti interessi strategici, energetici e di sicurezza.

La situazione in Libia

Ma cosa sta succedendo in Libia? Sullo sfondo della guerra civile tra Fayez al-Serraj, leader dell’unico governo riconosciuto dall’Onu, e il capo dell’Esercito Nazionale Libico, Khalifa Haftar, c’è tutta una rete di interessi internazionali che soffiano sul fuoco della guerra libica. In particolare sono coinvolte Russia, sostenitrice di Haftar, e Turchia, al fianco di al-Serraj.

Il sostegno militare turco ha permesso alle truppe di Fayez al-Serraj di imporsi su quelle di Khalifa Haftar a Tripoli. Il fallimento dell’assedio della capitale libica, cominciato da Haftar nell’aprile dell’anno scorso, segna un capovolgimento della guerra. All’inizio di questo mese infatti, quando le truppe di Hafrar sono state sconfitte, l’esercito di al-Serraj è uscito dalla città sotto assedio e si è buttato alla conquista di importanti postazioni nemiche. Nel mirino sono finiti il Golfo di Sirte e la base aerea di al-Jufrah, luoghi strategici tuttora sotto attacco contro le difese di Haftar. I due eserciti sono composti, oltre che dal contingente militare turco e russo, da migliaia di mercenari siriani e combattenti provenienti dal Sudan e dall’Asia centrale russofona.

A poco è valso il tentativo delle Nazioni Unite di intavolare nuovi colloqui per un cessate il fuoco in Libia. L’incontro a Instabul tra il ministro degli esteri turco e il suo omologo russo, che era stato previsto per questo weekend, è stato rimandato a causa di divergenze tra Ankara e Mosca. La guerra in Libia quindi non accenna a trovare la sua soluzione e si delinea sempre di più come una partita tra la varie potenze mondiali a caccia di petrolio. Una partita senza esclusione di colpi, giocata soprattutto con l’utilizzo di mercenari siriani.

Un pericolo per l’Italia

Non c’è chiarezza sul numero esatto di combattenti coinvolti nella guerra libica: i dati di Nazioni Unite, ong e media internazionali non combaciano. Quello che invece è certo è che proprio questi mercenari potrebbero costituire un’ulteriore motivo di tensione nella già esplosiva situazione libica. Abituati a legare la loro fedeltà ad una paga settimanale, questi combattenti sono sempre un’incognita pericolosa. Eventuali cambi di fazione o ammutinamenti potrebbero portare ad un crollo di uno dei due schieramenti. In questa eventualità milioni di mercenari in cerca d’asilo potrebbero imbarcarsi alla volta delle coste Italiane.

“Il mio unico pensiero era che qui (in Libia) avrei potuto fare un po’ di soldi e poi attraversare il mare fino in Italia: un viaggio che ancora voglio fare” – ha raccontato un soldato siriano che combatte per Tripoli al The Independent. E ha aggiunto: “L’Europa è la mia unica speranza”. Parole che riflettono un dramma umanitario di cui l’Italia si fa testimone da diversi anni, in quanto paese di approdo di molte rotte migratorie dall’Africa.

Ad aggravare un quadro già di per se disastroso c’è anche il fantasma dell’estremismo religioso. A denunciare questo pericolo è Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo Rahman tra i mercenari che combattono in Libia figurerebbero anche alcuni ex soldati dello Stato Islamico o di fazioni fedeli ad Al-Queda. Tutto fa presupporre una vicina esplosione della situazione. E l’Italia potrebbe trovarsi nel raggio d’azione della bomba libica.

Gestione cookie