Conte, una crisi sarebbe una follia ma il Mes è rinviato

«In un momento come questo, in cui il Paese è in forte difficoltà e noi lavoriamo ventre a terra alla sua ricostruzione economica e sociale, una crisi sarebbe una follia». Queste le parole di Giuseppe Conte, parlando con qualche ministro a margine degli Stati generali di Villa Pamphili. 

 (Photo by TIZIANA FABI/AFP via Getty Images)

“Io non ho intenzione di costruire un mio partito, né di lanciare un’Opa per guidare il Movimento». Tesi ribadita in conferenza stampa: «Dopo questo impegno tornerò a fare l’avvocato». Così tutti i sondaggi sulla guida di un nuovo Movimento da parte del premier sembrano cadere. Nicola Zingaretti nei giorni scorsi aveva lanciato un’offensiva per chiedere al presidente del Consiglio un cambio di rotta, una svolta. Non arrivano però i commenti dal Pd sulla vicenda dei presunti finanziamenti di Maduro ai 5Stelle come se fossero più partecipi per una ripartenza tutti insieme. Prima di tutto il premier è indispensabile per costruire un fronte comune in grado di competere con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. L’unità è indispensabile. «Abbiamo una centralità e una capacità di incidere insperate appena qualche mese fa e se il quadro regge saremo noi a dare le carte per il Quirinale», afferma un ministro democratico.

Dunque se è vero che la possibilità di un partito capeggiato da Conte potrebbe portare via tanti consensi al pd, è altrettanto vero che da soli i democratici non possono farcela a battere le destre. Stare al governo piace a tutti e piace anche a Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri, sospettato di tramare per far cadere Conte, proprio in queste ore fa trapelare di «sostenere con convinzione» l’esecutivo. Potrebbe entrare a questo punto in collisione con Grillo. In ogni caso, l’eventuale scissione capitanata da Di Battista non dovrebbe mettere in crisi il governo. Non è così influente all’interno del Movimento. «La situazione è tranquilla», spiega la capogruppo Loredana De Petris (Leu), «al massimo, se Di Battista riuscisse a formare una crepa, lo seguirebbe solo Barbara Lezzi». Le questioni però sono molte e per la maggior parte non ancora discusse. Un primo punto cruciale: la mozione a favore del fondo salva Stati che il Pd non avrebbe potuto non votare. Per il momento sul Mes c’è uno spiraglio ma Conte rinvia le votazioni. Le posizioni a favore della mozione sono discordanti e il momento economico italiano non è dei migliori per poter discutere continuamente senza imboccare una strada.

Agnese Peccianti

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