Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha oggi ribadito la filosofia del governo che punta alla digitalizzazione del Paese e alla riduzione dei contanti nei pagamenti: una modernizzazione che verrà attuata in modo “gentile”, ma che serve in fretta.
Si è tenuta oggi la terza giornata degli Stati generali dell’economia, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti del mondo del commercio e dell’artigianato. Durante il suo discorso, il presidente del Consiglio ha annunciato di voler improntare il rilancio del Pese anche verso la svolta del digitale, che comprenderà anche i pagamenti. Conte, quindi, vuole limitare l’uso del contate e offrire “incentivi ai pagamenti digitali senza penalizzare nessuno“.
Per il premier, infatti, “l’economia sommersa non solo sottrae ingenti risorse finanziarie al circuito legale, e ci costringe tutti a subire una più elevata pressione fiscale, “ma costituisce anche un serio ostacolo alla modernizzazione del Paese“.
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Conte sui pagamenti in contante: serve “cashless” e “digitalizzazione”
Secondo quanto si apprende dal report che i giornalisti dell’Adnkronos hanno offerto in merito al terzo incontro degli Stati generali, “cashless” e “digitalizzazione” sarebbero le due facce della stessa medaglia che si vuole far indossare a un’Italia moderna. Un progresso verso quello che sarà quindi un futuro sempre più digitale e sempre meno appesantito dal contante. E il modo per raggiungere questa evoluzione, “è un modo dolce, fair, gentile. Non abbiamo mai pensato di imporre penalizzazioni a chi non si conforma a questa buona pratica dei pagamenti digitali”, spiega dunque Conte.
E spiega anche che “non possiamo digitalizzare il Paese se rimarrà consistente l’economia sommersa, se una grande percentuale del Paese rimarrà sottratta alla digitalizzazione. Questo è l’altro vero problema. Non abbiamo mai pensato di imporre penalizzazioni a chi non si conforma, come avete visto con il piano Italia cashless che consideriamo una buona pratica per stimolare i pagamenti digitali. Anche da un’Italia più digitale passa la strada per un Paese più equo”.
Perchè secondo il premier, la lotta all’uso del denaro contante come manifestazione dell’economia sommersa è legato non solo a un “problema di 100, 110, 120 miliardi che sono sottratti al circuito legale. Certo che è un problema, sono somme consistenti. Ma è chiaro che se noi andiamo a modernizzare il Paese per renderlo più avanzato, per farlo correre con la crescita del Pil, per non avere più una sofferenza congenita nella produttività e nel prodotto interno lordo non potremo mai raggiungere questo risultato perché potremo digitalizzare quel che vogliamo ma una grande percentuale dell’economia del Paese rimarrà sottratta alla digitalizzazione”.
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Per questo, dunque, dovranno essere attuati in modo gentile, sì, ma anche in fretta. “Sta per arrivare questo Recovery Fund. Quindi siamo chiamati ad elaborare, nell’ambito di questo piano di rilancio, un più specifico Recovery plan italiano. Ovviamente nell’ambito di questo, dove c’è tutta l’azione di governo di rilancio. All’interno di questo andremo ad individuare e presenteremo a settembre un piano specifico di Recovery italiano”, per il quale si dovrà “selezionare alcuni investimenti specifici che entreranno in questo progetto finanziato dall’Europa. Anche lì c’è la possibilità per evitare aggravi per esempio dei commercianti per quanto riguarda i pagamenti digitali. Cioè abbiamo la possibilità di chiedere investimenti per la strumentazione”.