L’attivista LGBT Sara Hegazy si toglie la vita: “Sono troppo debole per resistere”

Sara Hegazy, l’attivista LGBT egiziana, è stata ritrovata senza vita nella sua abitazione in Canada: la giovane aveva subito torture e violenze durante tre mesi di carcere in Egitto.

Sara Hegazy
Sara Hegazy, foto via Creative Commons

Arriva oggi, la notizia del suicidio della giovane attivista egiziana per i diritti della comunità Lgbt, Sara Hegazy. La 30enne, secondo quanto si apprende dalle fonti internazionali, si sarebbe tolta la vita nella sua casa in Canada, dove viveva in esilio dal 2018. Il passato della di Sara è stato macchiato dalle violenze e dalle umiliazioni subite in quei tre mesi di carcere passati in Egitto. Prima del gesto disperato, la giovane ha lasciato una lettera ai famigliari e ai suoi amici, chiedendo a tutti loro “perdono”.

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Sara Hegazy muore suicida, troppe violenze in carcere

Secondo quanto viene riportato dal giornale di Al Jazeera, l’attivista egiziana LGBT Sara Hegazy è stata trovata morta oggi nella sua casa in Canada, dove viveva in esilio dal 2018. La 30enne si sarebbe suicidata domenica 14 giugno, dopo aver lasciato un biglietto d’addio e di perdono rivolto ai suoi affetti, ai suoi amici e alla sua famiglia.

Ai miei fratelli: ho cercato di trovare la redenzione e ho fallito, perdonatemi”, si leggerebbe nella lettera scritta a mano da Sara Hegazy. Una lettera che recita ancora: “Per i miei amici: l’esperienza [in riferimento agli ultimi trascorsi ndr] è stata dura e sono troppo debole per resistere, perdonatemi. Per il mondo: sei stato in gran parte crudele, ma io ti perdono.”

L’attivista era salita alla ribalta dopo aver alzato la bandiera arcobaleno a favore dei diritti LGBT durante un concerto in Egitto, risalente ormai all’ottobre 2017. Si trattava del concerto del gruppo Mashrou ‘Leila, il cui cantante Hamed Sinno, dichiaratamente gay, è diventato noto anche per aver sostenuto i diritti degli omosessuali. La giovane, però, era stata anche arrestata – e insieme a lei anche tanti altri attivisti per lo stesso motivo – perché accusata di “promuovere la devianza e la dissolutezza sessuale“.

Sara Hegazy con la bandiera LGBT
Sara Hegazy con la sua bandiera arcobaleno appesa al muro – foto via Reddit

Per tale ragione, la 30 aveva dovuto scontare tre mesi di prigione in Egitto, prima di essere infine rilasciata su cauzione. Un periodo, questo, estremamente buio per la sua vita: in carcere, infatti, ha dichiarato di aver subito violenze e umiliazioni di vario tipo, tanto da costarle persino un disturbo post traumatico da stress (PTSD). L’attivista, purtroppo, si era lasciata alle spalle già un precedente tentativo di suicidio, a seguito del quale aveva deciso di ritirarsi in Canada in esilio.

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L’ultimo gesto, però, è riuscita a commetterlo tragicamente domenica scorsa. La sua memoria viene ora onorata anche attraverso un forte segnale di vicinanza e d’affetto da parte dei sostenitori LGBT di tutto il mondo, che sui social media stanno già rendendo virale l’hashtag #RaiseTheFlagForSarah.

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