Maxi sequestro andato a segno contro un boss della ‘ndrangheta: perquisiti oltre un milione di beni patrimoniali dalla Divisione anticrimine di Milano a carico di Bartolo Bruzzaniti, della cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti.
Maxi sequestro, quello portato a termine oggi dalla Divisione anticrimine della Questura di Milano. Secondo quanto si apprende, infatti, sono stati eseguiti sequestri patrimoniali a carico di Bartolo Bruzzaniti, noto esponente della cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti, per un valore di oltre un milione di euro. L’uomo, un 44enne originario di Locri (Reggio Calabria) ha una storia di illeciti e criminalità che lo accompagna fin dalla giovane età. Infatti, i suoi primi crimini risalgono a quando aveva soltanto 15 anni, quando nel 1991 venne denunciato perché coinvolto in una sparatoria.
A partire da quegli inizi, allora, Bruzzaniti è riuscito ad affermarsi come importante referente sul territorio milanese per l’importazione e lo smistamento di grandi quantità di cocaina, con carichi che venivano direttamente dalla Calabria.
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Già nell’ottobre 2019, le indagini patrimoniali a carico del boss Bartolo Bruzzaniti avevano accertato l’evidente sperequazione tra i redditi dichiarati dell’uomo e il suo reale tenore di vita. I controlli sul patrimonio dell’uomo, allora, avevano portato all’emissione effettuata dal Tribunale di Reggio Calabria di un decreto di sequestro di beni per un valore di circa 3 milioni di euro. Anche questo un maxi sequestro, dunque, che contava ben sei immobili, tre società, un’automobile e diversi conti correnti tutti perquisiti.
Ma le indagini sono proseguite, e hanno portato gli investigatori ad individuare altri beni appartenenti al boss dal valore di oltre un milione di euro. I sequestri sono stati avviati a partire dal 28 maggio scorso, e si sono conclusi in questi ultimi giorni. Secondo quanto si apprende, questa volta ad essere stati strappati di mano a Bruzzaniti sarebbero due imprese di costruzioni e un bar situato a Garbagnate Milanese.
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Bruzzaniti, tuttavia pare avesse cominciato ad occultare una parte del suo patrimonio aziendale – quello appartenente a una delle due imprese – cedendolo a un’altra società riconducibile sempre alla sua persona. Gli investigatori, che hanno tenuto sotto stretto controllo tutti i movimenti del boss, hanno poi portato a termine un’altra operazione lo scorso 11 giugno. Sequestata, allora, anche la terza società, che si avvaleva di un patrimonio dal valore di circa 300 mila euro.
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