Sia le proiezioni di Bankitalia che le ultime stime dell’Istat hanno proposto due scenari possibili per il prossimo autunno: il primo con un calo del Pil del 9,2%, il secondo più drammatico con una scesa del 13,1%. A risentirne potrebbero essere soprattutto le donne.
(Photo by Peter Macdiarmid/Getty Images)
Sono due proiezioni a ribasso, quelle fatte da Bankitalia che mostrano la caduta del Pil italiano e i maggiori settori a rischio. Il primo scenario esclude un ritorno del contagio e prevede un Pil in calo del 9,2% quest’anno e un recupero del 4,8% nel 2021. Il numero di occupati si ridurrebbe tuttavia in misura più contenuta, attorno al 3,9% nel 2020, grazie all’esteso ricorso alla Cassa integrazione guadagni, e al blocco dei licenziamenti in vigore, al momento, fino al 17 agosto. Nello scenario più negativo sempre secondo Bankitalia, il Pil potrebbe scendere addirittura del 13,1% con una conseguente ripresa del 3,5% nel 2021 per il numero di occupati.
Una disoccupazione allarmante
Il tasso di disoccupazione restituisce l’immagine di un’Italia che riparte ma che non ingrana. Il punto è che, nel confronto con la media del 2019, nei primi 4 mesi dell’anno circa 500mila persone hanno smesso di cercare lavoro transitando tra gli inattivi. Per la maggior parte sono giovani tra i 35 e i 49 anni e nello specifico si tratta per lo più di donne. Il tasso d’inattività per le stesse è cresciuto di 2,3 punti percentuali mentre la disoccupazione è scesa di 2,6 punti in Italia.
Non è possibile prevedere cosa succederà dopo l’estate perché non sappiamo come cambierà la partecipazione al lavoro ma sicuramente possiamo sostenere che la situazione sarà critica. Nel confronto con la media del 2019, tra gennaio e aprile i nuovi contratti di assunzione si sono ridotti a 600mila unità rispetto allo stesso 2019.
Covid e lavoro: in autunno?
Sarà un autunno pieno di domande: ci sarà la voglia di raccogliere i frutti della ripartenza ma ci sarà anche motivo di preoccuparsi visti i dati sul Pil italiano. Per iniziare, l’occupazione femminile potrebbe subire un tracollo, vista la difficoltà di conciliare vita e lavoro, specie se le scuole non dovessero riaprire interamente. Sono circa 3 milioni le famiglie con almeno un bambino di età inferiore a 14 anni e in cui entrambi i genitori lavorano. Soltanto uno scarso 40% potrebbe svolgere il proprio lavoro da casa conciliando le esigenze familiari, seppure con grosse difficoltà e con possibili rischi di perdita della produttività.