Dopo circa un anno è possibile comprendere i motivi per cui la Cassazione nell’ottobre del 2019 decretò l’esclusione dell’aggravante mafiosa nel processo ribattezzato Mafia capitale. Questa mattina è infatti arrivato il deposito delle motivazioni, 379 pagine che spiegano il perché dell’esclusione dell’aggravante.
Nella giornata di oggi la Suprema corte ha depositato le motivazioni secondo cui il 22 ottobre scorso ha escluso l’associazione mafiosa nel processo Mondo di mezzo, poi rinominato Mafia capitale. Secondo la Cassazione esisteva, effettivamente, un giro di funzionari asserviti a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, ma non si trattava di mafia. Piuttosto, corruzione e collusione sistemiche, ma non mafia. Il processo, ufficialmente soprannominato “Mondo di Mezzo”, ha dunque portato a queste considerazioni della Cassazione, in una nota che anticipava le motivazioni della sentenza: “Senza negare che sul territorio di Roma possano esistere fenomeni criminali mafiosi” rileva che “i risultati probatori hanno portato a negare l’esistenza di una associazione a delinquere di stampo mafioso”. Piuttosto si tratta di “un quadro complessivo di un ‘sistema’ gravemente inquinato, non dalla paura, ma dal mercimonio della pubblica funzione”.
Ovviamente, non viene negata la collusione di parte dell’amministrazione comunale, tant’è che si legge: “Una parte dell’amministrazione comunale si è di fatto consegnata agli interessi del gruppo criminale che ha trovato un terreno fertile da coltivare”. Queste le motivazioni che hanno alleggerito la posizione degli imputati Salvatore Buzzi e l’ex Nar Massimo Carminati. Posizione alleggerita grazie all’esclusione dell’aggravante mafiosa. Poi la nota della Cassazione prosegue: “Quello che è stato accertato è un fenomeno di collusione generalizzata, diffusa e sistemica, il cui fulcro era costituito dall’associazione criminosa che gestiva gli interessi delle cooperative di Buzzi attraverso meccanismi di spartizione nella gestione degli appalti del Comune di Roma e degli enti che a questo facevano capo. Ciò ha portato alla svalutazione del pubblico interesse, sacrificato a logiche di accaparramento a vantaggio dei privati”.
Ovviamente, questo sistema opaco non riguardava solo funzionari pubblici, ma si diradava anche in ambito imprenditoriale. “I fatti ‘raccontano’ anche di imprenditori che hanno accettato una logica professata da Buzzi e dai suoi sodali, basata sugli accordi corruttivi, intercorsi tra funzionari pubblici e imprenditori, convergenti verso reciproci vantaggi economici”. Un sistema che ha prodotto non solo un danneggiamento degli interessi pubblici, ma anche un ridimensionamento della libera concorrenza. “In questo modo si è limitata la libera concorrenza e ciò è avvenuto attraverso forme di corruzione sistematica, non preceduta da alcun metodo intimidativo mafioso”. Insomma, non si trattava di vere e proprie azioni di forza, piuttosto della creazione di un sistema talmente organico da diventare coercitivo.
Il tutto ha comunque comportato al riconoscimento della responsabilità penale di quasi tutti gli imputati. Molti sono i reati presi in considerazione, sia contro la pubblica amministrazione, sia legati alla partecipazione ad associazioni criminali. Ma la nota ribadisce: “La Cassazione ha escluso il carattere mafioso dell’associazione contestata agli imputati e ha riaffermato l’esistenza, già ritenuta nel processo di primo grado, di due distinte associazioni per delinquere semplici: una dedita prevalentemente a reati di estorsione, l’altra facente capo a Buzzi e Carminati, impegnata in un a continua attività di corruzione nei confronti di funzionari e politici gravitanti nell’amministrazione romana ovvero in enti a questa collegati”. A commentare queste evoluzioni è anche la sindaca di Roma Virginia Raggi, che su Twitter scrive: “Cassazione conferma che Mondo di Mezzo si spartiva gli appalti a Roma grazie a una ‘collusione generalizzata’ con la politica. Confermata anche presenza clan sul territorio. Noi abbiamo invertito rotta, contro corruzione e mafia, sempre a fianco dei cittadini onesti. #ATestaAlta”.
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