Violenza privata e tortura. Queste le accuse per 44 agenti penitenziari del carcere di Maria Capua Vetere, che oggi hanno ricevuto gli avvisi di garanzia. Attimi di tensione tra Carabinieri e Penitenziari alla consegna delle notifiche.
Risalirebbero al 6 aprile le violenze perpetrate da 44 agenti della guardia penitenziaria ai danni di un gruppo di detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. A distanza di due mesi dai fatti, sono intervenuti i Carabinieri. Nella mattinata di oggi infatti si sono recati presso il carcere di Maria Capua Vetere per notificare gli avvisi di garanzia ai 44 penitenziari interessati. Le accuse sono di tortura, violenza privata e abuso di autorità.
A denunciare gli agenti sono stati i parenti dei carcerati, pronti ad incastrare i penitenziari con le foto dei lividi sul corpo dei loro familiari. Una di loro, Daniela Avitabile, moglie di uno dei carcerati picchiati, si trovava presso Maria Capua Vetere quando sono arrivati i Carabinieri. “Sono arrivata alle 7 e c’erano parecchi carabinieri che fermavano le auto in arrivo al carcere; io sono stata fermata e mi hanno fatto passare, mentre gli agenti li trattenevano per identificarli. Gli altri agenti della Penitenziaria che erano già dentro sono stati fatti uscire e c’è stata tensione” – ha raccontato la donna.
L’accusa dei sindacati
All’arrivo dei Carabinieri dunque sono seguiti attimi di agitazione. Alcuni agenti sono saliti sul tetto del carcere per protestare contro la modalità di consegna delle notifiche. I Carabinieri infatti hanno recapitato gli avvisi di garanzia presso la struttura carceriera, con posti di blocco, davanti ai parenti dei detenuti. A fare eco alle lamentele della guardia penitenziaria ci sono i sindacati degli agenti, anche loro indignati per la teatralità della consegna. “Rimaniamo basiti per la platealità con cui è stata condotta l’operazione che poteva essere gestita un pochino meglio, anche considerando che viene messa in atto nei confronti di chi è sotto pressione da anni”. Queste le parole di Gennarino de Fazio, segretario nazionale Uilpa, l’organizzazione sindacale UIL della Pubblica Amministrazione.
Dure le accuse da parte di Cgil, che parla di “situazione fuori controllo” e punta il dito contro i gestori del carcere. “L’amministrazione è responsabile della sicurezza e dell’incolumità del personale e dei detenuti. Non c’è stata alcuna gestione delle rivolte, i lavoratori sono stati lasciati soli” – afferma il sindacato con riferimento ai disordini scoppiati nel carcere di Maria Capua Vedere tra marzo e aprile.
Intervengono Gonnella (Antigone) e Salvini
Sull’accaduto è intervenuto anche Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, l’associazione che si occupa di diritti e garanzie nel sistema penale. “E’ importante che su questi fatti sia fatta piena luce da parte della magistratura, nel cui lavoro Antigone confida”. Questo il commento di Gonnella, che ha aggiunto: “Se, come è emerso in queste ore, tra i capi di imputazione dovesse esserci anche quello di tortura crediamo questo rappresenti un fattore importante, anche per poter svolgere con maggiore serenità le indagini visti i tempi di prescrizione più lunghi. Era questo un reato di cui Antigone ha chiesto per tanti anni l’introduzione nel codice penale ed è importante che i giudici ne facciano uso in casi come quelli su cui sta indagando la procura di Santa Maria Capua Vetere”.
Sul luogo è arrivato anche il leader della Lega Matteo Salvini, che si è schierato dalla parte della guardia penitenziaria. “Non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello stato. Se uno su mille sbaglia, paga. Ma non esiste né in cielo né in terra venire a perquisire i poliziotti davanti ai parenti dei detenuti”. Così il leader della Lega che ha anche proposto di dotare di pistole elettriche la guardia penitenziaria.