Con la fine del lockdown, bar, ristoranti e negozi hanno riaperto. Ma si è registrato un calo degli incassi che preoccupa gli economisti. Cosa succede?
In Italia bar, negozi e ristoranti rischiano la chiusura
Otto imprese su dieci hanno ripreso le attività, dopo la fine della Fase 2. Ma i clienti dove sono? I negozianti italiani lamentano un drastico calo degli incassi rispetto al periodo pre- covid. Il settore della ristorazione resta quello più colpito. Secondo un’indagine di Confcommercio-Swg, il 28% dei negozianti italiani rischia la chiusura definitiva degli esercizi commerciali. Le imprese hanno dovuto sanificare gli ambienti prima delle riaperture al pubblico e “L’adeguamento dei locali ai protocolli di sicurezza sanitaria” non è stato affatto semplice, soprattutto per i piccoli esercenti, che hanno dovuto affrontare spese tutt’altro che esigue.
Ma in generale, così come riportato da Confcommercio-Swg, le attività commerciali che in seguito alla Fase 2 hanno alzato le saracinesche hanno rispettato le regole: “La gestione dei protocolli di igienizzazione-sanificazione e la riorganizzazione degli spazi di lavoro sono state condotte con successo e senza particolari difficoltà, sebbene nella seconda settimana emerga qualche problema aggiuntivo rispetto alla settimana precedente, a conferma dell’impressione che la voglia di riaprire implichi, in qualche caso, una comprensibile sottovalutazione di alcune difficoltà”. Nonostante dunque i commercianti si siano adeguati alle norme anti-covid, pare che i cittadini siano ancora scettici ed impauriti, i clienti di fatto scarseggiano e i guadagni diminuiscono. Ecco perché soprattutto i titolari di bar, ristoranti e pub temono di dover chiudere i battenti, prima o poi.
Consumi in calo: a rischio le piccole imprese
Con il Decreto Cura Italia di aprile e con il Decreto Rilancio di maggio, il Governo ha cercato di supportare economicamente i commercianti, affinchè riuscissero a superare gli effetti della pandemia. Ma stando ai dati attuali, gli interventi economici messi a punto dal Governo Conte non hanno sortito gli effetti sperati. I negozianti italiani sono esausti e rivendicano dallo Stato aiuti concreti per evitare la chiusura definitiva delle attività.
Le stime di Confcommercio fanno riflettere : “Il 28% degli intervistati afferma che, in assenza di un miglioramento delle attuali condizioni di business, valuterà la definitiva chiusura dell’azienda nei prossimi mesi. A corroborare questa suggestione intervengono i timori che nel prossimo futuro si dovrà comunque richiedere un prestito (50% del campione), non si sarà in grado di pagare i fornitori (40%) né di sostenere le spese fisse (43%)”. Stime che preoccupano. I commercianti in Italia sono soli di fronte ad una catastrofe finanziaria senza precedenti. E’ necessario studiare e sviluppare un piano di sostegno economico per le imprese o la ripresa economica del Paese resterà un miraggio.