Sono venti gli arresti scattati quest’oggi tra Brianza e Comasco: nel mirino la famiglia calabrese Cristello, ramo della ‘ndrangheta che gestiva affari di droga con giri internazionali, estorsione, usura e servizi di sicurezza ai locali notturni.
Sono 22 le misure cautelari eseguite nella giornata di oggi, alle prime ore dell’alba, dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Monza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, nelle province di Monza e della Brianza, Como, Lecco, Reggio Emilia, Macerata e Reggio Calabria. I reati sono quelli di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e acquisizione indebita di esercizi pubblici, porto abusivo di armi e associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Ad essere finite in manette sono tutte persone ritenute vicine alla famiglia vibonese “Cristello”, legate cioè alla Locale dell’ndrangheta attiva in Brianza e in via di espansione anche in Germania, Spagna e Svizzera. Un ramo di criminalità organizzata che tratta con particolare interesse la gestione della security nei locali notturni nelle province di Monza, Como e Milano – e trai i quali si menzionano lo “Studio Polaris” di Carate Brianza e il “Club Modà” di Erba. Per 16 di loro spetta dunque il carcere, per 4 sono scattati gli arresti domiciliari, mentre due hanno ora l’obbligo di firma.
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Al centro degli illeciti, la famiglia calabrese Cristello
Secondo quanto si apprende, oltre allo spaccio di droga, all’usura e al recupero crediti, la famiglia calabrese dei Cristello controllava anche – attraverso l’uso di intimidazioni di stampo mafioso – il giro dei buttafuori delle discoteche e dei locali di street food della zona compresa nella provincia di Monza e Brianza. Un giro di affari loschi, questo, che trovava particolare sviluppo nei comuni di Seregno, Desio, Giussano, Verano Brianza, Meda, Carate Brianza e a Mariano Comense (Como).
Attori principali di questo show criminale sono i due cugini Umberto e Carmelo Cristello, legati alla stessa famiglia che era già finita al centro della maxi inchiesta denominata “Infinito” e datata 2010. Le indagini, coordinate dal Procutatore aggiunto Alessandra Dolci e dai pm Cecilia Vassena e Sara Ombra, sono state portate a termine nella giornata di oggi da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Monza e del Nucleo radiomobile di Cantù (Como).
Con una serie di intercettazioni telefoniche ricavate dal telefono di uno degli arrestati, sono emersi tutti gli illeciti gestiti dalla famiglia e i metodi che venivano usati dagli aguzzini per intimidire ed estorcere denaro alle vittime. “Chiamo il direttore del locale e gli dico… Non ti permettere di fare venire un altro da Milano a lavorare dove ci siamo noi, perché tu venerdì sera apri, il sabato veniamo noi, ti tiro giù tutta la sicurezza e i buttafuori e chiudi…”, è stato ascoltato in una delle numerose conversazioni.
Ma anche: “gli sparo quattro colpi in testa e gli faccio saltare il cranio… Prendilo e portalo dove vuoi, me lo porti perché sennò vado io a casa sua stanotte…”; e ancora: “Adesso vado là e gli dico che ho bisogno che devo pagare gli avvocati! (…) No, no, me li danno! Quando mi vedono, il terrore hanno, lì dentro!”.
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Sempre tramite le telefonate, gli inquirenti sono riusciti a risalire alla prolifera attività di narcotraffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana, con una rete che si sviluppava lungo il canale franco-iberico e che provvedeva alla distribuzione degli stupefacenti sia in Italia che in Germania. Data la portata internazionale di questa attività, tra gli arrestati per droga si contano anche due fermati grazie alla collaborazione della Gendarmeria Francese.