Morte di Martina Rossi: parlano gli assolti a processo

Rompono il silenzio Luca Vanneschi e Luca Albertoni dopo l’assoluzione dall’imputazione di tentato stupro nei confronti di Martina Rossi.

«Martina come me voleva la verità. E ieri quando finalmente è venuta a galla ho subito pensato a lei. Il mio pensiero in questi anni è andato spesso a Martina. Ma ho sempre preferito stare in silenzio per rispetto dei genitori che hanno sofferto tanto»: Luca Vanneschi, 29 anni, il “Vanni” come lo chiamavano, rompe il silenzio dopo l’esito del processo che lo ha visto coinvolto insieme all’amico Luca Albertoni. I due sono stati assolti dalla corte di Appello di Firenze per l’accusa di tentato di stupro ai danni di Martina Rossi. Il 3 agosto del 2011 la studentessa cadde dal balcone della stanza d’albergo dove si trovava in vacanza con le amiche. Secondo i genitori della giovane stava scappando da un tentativo di stupro. Albertini ha detto che preferisce rimanere in silenzio, Vanneschi ha preferito parlare. La conferenza stampa che scatena subito la rabbia di Bruno Rossi, padre di Martina e sindacalista molto noto a Genova, che si è rifiutato di seguirla. «Mi fa schifo, lui e il suo amico», commenta al Secolo XIX.

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«Sono spazzatura, rumente, come diciamo a Genova, gente che non vale niente. Uno di questi personaggi si faceva chiamare Renatino, perché ammirava Vallanzasca, stiamo parlando di personaggi del genere. Dopo anni di silenzio si permettono di parlare di Martina, ma cosa voleva Martina glielo dico io: voleva vivere, essere felice, diventare grande. E loro glielo hanno impedito. Li hanno assolti e in parte prescritti. Ingiustizia è fatta. Abbiamo segnalato il caso al ministro Bonafede, che ci aveva promesso approfondimenti: la morte di una ragazza non si dovrebbe prescrivere, non dovrebbe lasciare genitori che le sopravvivono e non possono avere giustizia».

 

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