500 toghe di tutta Italia hanno scritto una lettera dopo i gravi attacchi subiti dalla categoria. “Siamo al servizio di uno Stato che è nato dalla lotta al fascismo e dalla sua sconfitta”.
Arriva la secca e accorata replica da parte dei magistrati di tutta Italia. E arriva con una lettera particolarmente sentita, che serve più che altro a rispondere agli attacchi ricevuti dalla categoria nelle ultime caotiche settimane. Si sono riunite ben 500 toghe da tutta Italia per cercare di lanciare un messaggio forte alla cittadinanza, in questi giorni in cui è stata messa in dubbio la buona fede della magistratura. In particolare, con questa lunga lettera, i tutori della legge ci hanno tenuto a sottolineare che la natura antifascista della categoria resta intatta, o addirittura più forte di prima.
“La Costituzione, cui abbiamo giurato fedeltà nel giorno in cui abbiamo iniziato a svolgere il nostro lavoro, vieta la ricostituzione del partito fascista. Esercitiamo le nostre funzioni senza pregiudizi e lasciando le nostre idee fuori dalle decisioni”. Queste sono le prime righe di una lettera in cui i 500 magistrati di tutta Italia ci tengono a far capire che la lotta al fascismo resta uno dei capisaldi della magistratura. Una lotta che prosegue, come si legge nella lettera, “perché è nostro dovere primario garantire libertà e diritti dei cittadini”.
E poi la lotta al fascismo prosegue sempre per garantire “quelle libertà e quei diritti che il fascismo calpestò creando un ordine giudiziario asservito alla volontà del regime”. Per questa lunga serie di ragioni, come si legge nella lettera scritta dai magistrati, “dobbiamo essere e siamo antifascisti e sarebbe giusto indignarsi se non lo fossimo”. Non sono stati resi noti tutti i nomi degli autori di questo testo. Si tratta, come ci tengono a sottolineare, di una iniziativa spontanea per difendere la libertà di tutti i magistrati e il loro dovere di dirsi antifascisti.
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I magistrati che hanno scritto la lettera ci tengono a sottolineare che “reazioni gravi e scomposte ci inducono ad intervenire con questa lettera indirizzata ai cittadini in nome dei quali amministriamo la giustizia”. Ed è proprio la professione di magistrati che lo obbliga a far sì che “la professione di antifascismo non ci può indignare”. Le 500 toghe ci tengono a ribadire di essere “al servizio di uno Stato che è nato dalla lotta al fascismo e dalla sua sconfitta”. Per questo motivo, resta un obbligo morale “rispettare la Costituzione i cui principi sono incompatibili con il fascismo in tutte le sue declinazioni storiche”.