Il governatore della Toscana spera che l’Italia non diventi una “repubblica giudiziaria”. Enrico Rossi spera che le inchieste non vengano usate “come una clava dai diversi schieramenti”.
Mentre il Coronavirus sta continuando ad allentare la propria morsa sull’Italia, inizia a muoversi la magistratura. E lo fa attraverso una serie di inchieste, che riguardano la gestione dell’emergenza medica nei territori in cui il Covid ha mietuto il maggior numero di vittime. Anche perchè, soprattutto per quanto si è visto in Lombardia, ci sono delle cose sulle quali provare a fare un po’ di luce. In questo contesto, si inserisce la voce di Enrico Rossi, il quale invita soprattutto le forze politiche di maggioranza e opposizione a non farsi una guerra che non ha alcun valore.
Il governatore della Toscana, infatti, ha svelato il proprio augurio per le prossime settimane, in cui saranno proprio le inchieste a farla da padrone. Enrico Rossi, infatti, spera che “la politica eviti che l’Italia diventi una repubblica giudiziaria”. Proprio in un contesto in cui la cronaca giudiziaria potrebbe prendere il posto di quella che ha riguardato morti e contagi, l’esponente del Partito Democratico invita tutti a mantenere equilibrio. Si augura che le inchieste non vengano “strumentalizzate dalla politica, usate come una clava dai diversi schieramenti, l’uno contro l’altro, per screditare l’avversario, finendo per incitare all’odio e creando un gran polverone che coprirebbe le vere responsabilità politiche”.
La chiamata a testimoniare effettuate nei confronti di Attilio Fontana e Giuseppe Conte non sembra ingannare Enrico Rossi. Secondo il governatore della Toscana, il suo omologo lombardo e il premier “non hanno malgestito la situazione per una loro volontà di danneggiare i loro elettori”. Rossi sostiene che gli esperti potrebbero portare alla luce “una grave negligenza” o addirittura “una palese incapacità”. Ma al di là di queste eventuali accuse, il governatore toscano ritiene che “ogni giudizio sarebbe assai opinabile e comunque di valenza più politica che giudiziaria”.
E a proposito della posizione della sua Toscana, Enrico Rossi teme che “i medici e gli infermieri, che fino a ieri erano definiti eroi, e che effettivamente lo sono stati, possono tra non molto trovarsi sul banco degli imputati e messi alla gogna da comitati e campagne di discredito”. A loro, secondo il governatore toscano, potrebbero presto aggiungersi le banche, che “erogando prestiti ad aziende in crisi che poi falliscono, potranno essere chiamati in causa per concorso in bancarotta”. Per non parlare dei datori di lavoro, che hanno considerato il contagio come infortunio sul lavoro.
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In definitiva, Enrico Rossi invoca il buon lavoro da parte delle procure, chiamate a fare il loro dovere. In tal senso l’esponente del Pd chiede a gran voce “la condanna definitiva di coloro che sono accusati di avere speculato e di avere intascato tangenti e profittato della situazione”. Ma ancora una volta, in chiusura del suo intervento, Rossi invita al buon comportamento la politica: “Non solo non dovrebbe strumentalizzare, ma dovrebbe anche intervenire sulla situazione che si sta prospettando e trovare soluzioni adeguate e rispondenti, allo stesso tempo, al diritto alla giustizia e al diritto al rispetto che deve essere garantito a chi si è trovato in prima linea ad affrontare una situazione senza precedenti”.