Vera Jourova, vicepresidente dell’Unione Europea, ha accusato formalmente e pubblicamente sia la Cina e che la Russia additandole di essere le principali fonti di disinformazione durante la pandemia di Covid-19. Nel mirino finiti anche Google e i social media.
È arrivata nella giornata di oggi, mercoledì 10 giugno, l’accusa formale dell’Unione Europea nei confronti di Cina e Russia. I sue Paesi sono stati infatti additati come responsabili di organizzare campagne di disinformazione sul coronavirus volte a nascondere la cattiva gestione della pandemia all’interno dei loro confini nazionali. La Commissione Europea ha anche accusato le principali piattaforme online (tra cui Google) di inazione in merito alla strategia applicata da questi due Paesi.
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Secondo quanto si apprende da fonti internazionali, con una relazione lunga ben 17 pagine l’Ue ha accusato formalmente la Cina e la Russia di organizzare campagne mirate di disinformazione sul coronavirus, il tutto minando seriamente la democrazia europea.
“Attori stranieri e alcuni Paesi terzi, in particolare Russia e Cina, si sono impegnati in operazioni di divulgazione mirata e nella realizzazione di campagne di disinformazione in merito alla pandemia di COVID-19”, riporta il documento, già pervenuto presso la AFP. Presentata dalla vicepresidente dell’Ue Vera Jourova, la relazione accusa poi Mosca e Pechino di “cercare di minare il dibattito democratico e di aggravare la polarizzazione sociale per migliorare la propria immagine nel contesto dell’emergenza COVID-19”.
La Commissione europea, però, ha incluso nel documento anche gli “attori stranieri” che gestiscono, cioè, le principali piattaforme online. Tra questi spunta anche il nome di Google, colpevole insieme ad altre società di aver fatto troppo poco per controllare e diffondere informazioni di qualità, intralciando piuttosto chi si occupava di contrastare fake news, false informazioni sanitarie, teorie cospirative, frodi e discorsi d’odio.
Durante l’intervento di presentazione del documento accusatorio, infatti, la vicepresidente Vera Jourova avrebbe reso noto come ci siano “sufficienti prove” a dimostrare che l’intervento di queste piattaforme esterne abbia aggravato le campagne di disinformazione, sostenendo addirittura che “Google ha bloccato e rimosso oltre 80 milioni di inserzioni pubblicitarie legate al Covid a livello globale” in pieno periodo d’emergenza.
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Il ministro degli Affari Esteri per l’Unione europea, Josep Borrell – lo stesso che in merito alla vicenda ha già provveduto a contattare nella giornata di ieri, tramite videoconferenza, il ministro degli Esteri cinese – avrebbe ulteriormente sottolineato come da questo momento in avanti i colossi quali Facebook, Google e Twitter dovranno fornire rapporti mensili sulla loro lotta contro la disinformazione direttamente all’Unione Europea.
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