Il ministro delle politiche agricole commenta le ultime evoluzioni, con sole 9.500 richieste di regolarizzazione dei lavoratori in nero. “Ho sempre voluto sconfiggere illegalità e clandestinità in tutte le sue forme”, dichiara la Bellanova.
Teresa Bellanova continua a difendere a spada tratta la sua riforma sulla regolarizzazione dei lavoratori in nero. Il ministro per le politiche agricole è tornata a parlare, con una lunga intervista pubblicata stamani su Repubblica. Secondo la Bellanova, è ancora presto per poter parlare di un flop, anche se i numeri parlano chiaro: “Questa norma costruisce condizioni per la giustizia sociale – ha dichiarato – : quale che sia il risultato, non sarà mai un flop. Fosse anche una sola la persona che viene strappata all’invisibilità e a condizioni di lavoro oscene, lo considero comunque un successo”.
Il ministro ha anche risposto a chi le metteva di fronte la netta differenza tra le sue richieste e i numeri reali. A fronte di 600mila lavoratori da lei previsti, ne sarebbero emersi “solo” 220mila irregolari. E per il momento le richieste sono meno di diecimila. Ma la Bellanova non si abbatte: “Ho affermato l’esistenza nel nostro paese di circa 600 mila invisibili. Nel lavoro di cura e domestico, in altri settori, costretti a vivere in insediamenti informali, alla mercé del caporalato e del lavoro nero che significa spesso riduzione in schiavitù. A questi invisibili dobbiamo una risposta di civiltà e la riconquista della propria identità: questa norma è il primo passo”.
La Bellanova si augura inoltre che la regolarizzazione non funzioni nel “campo di battaglia” del ministro, ovvero l’agricoltura. “Non è un caso se mi sono battuta per dare modo ai lavoratori di accedere alla regolarizzazione in autonomia”, dichiara. Anche perchè in questo caso il problema non riguarda solo i lavoratori, ma anche i datori di lavoro che, negando la regolarizzazione, si privano anche di incentivi. “Penso alle famiglie che hanno necessità di regolarizzare il lavoro di cura. Alle migliaia di aziende agricole che sollecitano l’incrocio trasparente tra domanda e offerta: è interesse di tutti garantire l’emergere del lavoro irregolare”.
E allora il ministro per le politiche agricole lancia un appello a chi deve mettere lavoratori e datori di lavoro al corrente. La norma va spiegata nel migliore dei modi, secondo la Bellanova: “È necessaria una informazione quanto più corretta e capillare possibile rivolta a questi lavoratori. Chi di dovere si muova di conseguenza. La norma non va boicottata ma sostenuta”. Anche perchè, come spiega il ministro, “solo svuotando la platea del lavoro sommerso e clandestino si toglie acqua ai caporali e alla concorrenza sleale che avvelena e inquina i rapporti”.
Leggi anche -> “Pezzi di Stato remano contro il governo”. Giallo sulla frase attribuita a Conte
Leggi anche -> Recovery Fund, i paesi del nord Europa dicono “no” agli aiuti
In ogni caso, Teresa Bellanova ammette che cambierebbe qualcosa se potesse tornare indietro: “Non è un mistero per nessuno che avrei preferito una norma diversa e comunque estesa anche ad altri settori dove il caporalato e il lavoro irregolare italiano e straniero è ugualmente presente e sfruttato: edilizia, logistica e tanti altri”. In ogni caso, il suo obiettivo principale è sempre stato “sconfiggere l’illegalità e la clandestinità in tutte le sue forme”. Alla fine dei conti, però, il ministro pensa al fatto che “questa norma è il punto più avanzato che le condizioni date hanno permesso”. E alla fine di tutto chiede coraggio a chi di dovere, confidando “nella leale collaborazione di tutte le amministrazioni e nella generosità delle nostre associazioni”.