Due fregate Fremm, un business da 1,2 miliardi di euro, sono state realizzate in Italia e vendute da Fincantieri: il dibattito è molto acceso.
Una famiglia che da anni cerca risposte, un Paese che spinge per la verità, un governo che fa affari con chi dovrebbe chiarire cosa è accaduto a uno studente, italianissimo. Un caso: Giulio Regeni. Si discute in Italia della decisione del governo di autorizzare la vendita di armamenti militari all’Egitto, dove perse la vita il ragazzo, morte che aspetta ancora una spiegazione. La commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ha deciso di convocare «urgentemente» il premier Giuseppe Conte dopo la vendita di due fregate militari all’Egitto del presidente Al Sisi. «La scelta del governo tradisce le promesse fatte alla famiglia Regeni», dice il presidente della commissione Erasmo Palazzotto (Leu); eppure c’è anche chi non vuole accettare questa presa di posizione colpevolista sostenendo che un affare da 1 miliardo e più di euro (il costo delle due fregate) non può essere ignorato. “Per il momento l’unica certezza è che due Fremm nuove fiammanti andranno all’Egitto invece che alla nostra Marina, a spese dell’Italia che anticiperà 1.1 miliardi di euro peraltro senza impegno per l’Egitto a ordinarne altre da costruire in Italia. Per quanto riguarda la costruzione di navi da pattugliamento in Egitto da parte di Fincantieri, ciò rappresenterebbe l’ennesima delocalizzazione di attività produttive all’estero, a scapito della cantieristica nazionale, del rilancio dell’occupazione nel settore della navalmeccanica e dell’indotto, con l’aggravante di dare vita a un polo cantieristico in Medio Oriente, in grado di fare concorrenza alla cantieristica italiana negli anni a venire”, ha osservato Alessio De Giorgi.
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L’operazione economico-militare varata dal governo innesca forti proteste all’interno della maggioranza: «Non vendere le fregate all’Egitto non avrebbe portato nessun valore aggiunto nel percorso per raggiungere la verità sulla morte di Giulio Regeni», attacca Vito Crimi, capo politico del M5S e viceministro dell’Interno. «L’Egitto resta uno degli interlocutori fondamentali per lotta al terrorismo, la gestione dei flussi migratori e la collaborazione sul fronte energetico. Resta ferma l’incessante richiesta di progressi nell’indagine per il barbaro omicidio di Giulio Regeni», ha detto il ministro per gli Affari Esteri e la cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, in risposta all’interrogazione parlamentare di Liberi e uguali. La verità è stata sacrificata o si combatterà ancora?