“Con un occhio alle matricole, che devono avere la precedenza assoluta in aula, e un altro a chi non riuscirà a frequentare. Gli altri potranno seguire le lezioni direttamente in aula”, queste alcune direttive per la ripartenza seguite da Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano.
“Da Nord a Sud, tutte le maggiori Università italiane si stanno organizzando per riaprire dopo l’estate. Con un occhio alle matricole, che devono avere la precedenza assoluta in aula, e un altro a chi non riuscirà a frequentare”. Inizia così l’intervista al Corriere della Sera di Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e presidente dei rettori italiani Si dovrà continuare a seguire le regole del distanziamento sociale, tutte le misure preventive per ripartire in sicurezza. “Questo significa che dovremo fare dei turni – ha sottolineato il rettore – e allungare gli orari. Noi, per esempio, terremo aperto dalle 8 alle 20 e pure il sabato”. “Ogni ateneo farà i suoi conti – osserva – il Politecnico si impegna fin da ora a garantire almeno un 50% dell’offerta in presenza. Daremo la precedenza alle matricole e ai laboratori”. La voglia di ripartire quindi c’è e tutto verrà organizzato in modo tale da non creare assembramenti tra gli allievi. Le lezioni teoriche resteranno on-line. Per quanto riguarda l’uso della mascherina, il rettore sostiene che l’Università si atterrà alle misure in vigore ma non verrà posto il plexiglas all’interno delle aule. Resta si dimostra preoccupato però per il possibile ritorno di una nuova ondata e sottolinea che “in caso di una nuova ondata in autunno o anche solo qualche focolaio ” è pronto a chiudere subito. “Ma intanto bisogna riaprire perché l’università è un percorso di crescita che si fa in comunità: le lezioni a distanza non bastano”.
Per quanto riguarda gli incentivi e la distribuzione delle risorse il rettore afferma: “Per ora ci accontentiamo di incassare i soldi destinati agli studenti, poi certo dovremo tornare a battere cassa”. Sulla riapertura delle scuole sostiene, “non mi permetto di dare consigli, sennò finisce che facciamo tutti i ct di calcio. Posso solo dire che ora è il momento di osare”. La strada dovrà essere quella di ridisegnare una società più attenta al cittadino, sfruttando nuovi strumenti e nuove tecnologie nell’industria, nella sanità e anche nella scuola e nell’Università. Così conclude l’intervista sottolineando che “Se tireremo a campare, altro che fuga dei cervelli: il rischio sarà quello di svuotare il Paese”. L’Italia ha quindi bisogno di investire e ripartire.
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