‘Ndrangheta in Trentino Alto Adige: un arrestato coinvolto nel rapimento di Celadon

Portata a termine l’operazione “Freeland” contro la ‘ndrangheta in Trentino Alto Adige: tra gli arrestati spunta un uomo coinvolto nel rapimento del giovane Carlo Celadon. 

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foto di repertorio

Secondo quanto si apprende, uno degli arrestati dell’operazione “Freeland”, condotta dalla polizia di Trento contro la ‘ndrangheta del Trentino Alto Adige, pare abbia preso parte al sequestro del giovane Carlo Celadon, il ragazzo veneto di 19 anni che nel 1988 venne rapito ad Arzignano (comune della provincia di Vicenza) dalla criminalità organizzata e tenuto prigioniero in Calabria per un periodo durato oltre 800 giorni.

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Arrestato 62enne coinvolto nel sequestro di Carlo Celadon

Dalla scorsa notte è in corso una vasta operazione antimafia condotta dalla Polizia di Stato di Trento e denominata “Freeland”. Con circa 200 uomini coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, e attraverso perquisizioni ed arresti che si stanno svolgendo anche a Reggio Calabria, Padova e Treviso, l’operazione è impegnata a disarticolare un gruppo criminale che da anni opera a Bolzano, come emanazione della ndrina calabrese Italiano-Papalia di Delianuova.

Durante l’operazione che si è svolta in queste ultime ore, sono stati quindi 20 gli arrestati dalle forze specializzate, e tra questi figurano anche esponenti di altre “famiglie” ndranghetiste calabresi. In particolare, però, tra i nomi degli arrestati appare quello di un 62enne domiciliato a Pergine e residente a Laives, ma originario di Cosenza. Secondo quanto viene riportato dalle fonti, sarebbe emerso che l’uomo sia in realtà uno dei coinvolti nel rapimento del 19enne Carlo Celadon.

ngrangheta in Trentino - caso Celadon
la liberazione di Carlo Celadon

A confermarlo sarebbe stata una conversazione captata che il 62enne avrebbe intrattenuto con un altro sodale, e nella quale avrebbe rivendicato la sua partecipazione al sequestro. Secondo quanto riferito dagli investigatori, l’uomo avrebbe persino riportato dettagli che “erano effettivamente emersi nelle indagini dell’epoca”.

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È stato Tommaso Niglio, il capo della Squadra mobile di Trento, ha spiegare ai media in merito al coinvolgimento dell’uomo con il caso Calenda. Sebbene il reato non sia stato contestato – anche perché prescritto – “il solo fatto di attribuirsene la paternità denota la pericolosità del soggetto”, ha infatti sottolineato Niglio.

Il 62 arrestato, al quale nell’indagine odierna vengono contestati diversi episodi di minacce ed estorsioni, avrebbe svolto sulla carta il ruolo di agente di commercio, e avrebbe operato nel settore del trasporto di pane e di medicine presso la provincia di Trento.

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