Il 23enne di buona famiglia era a capo di una setta che obbligava i suoi adepti ad atti sessuali espliciti dopo averli convinti di un patto con il diavolo.
23 anni un viso angelico e una storia normale: Matteo Valdambrini è il nome del ragazzo di Prato accusato di essere a capo di una setta che obbligava i suoi adepti ad atti sessuali espliciti. La setta satanica e gli abusi sessuali, ma anche il vudù, la presunta licantropia e altri riti macabri per soggiogare ancor più le vittime della sua lucida follia. Secondo il racconto di una delle vittime di Valdambrini, il 23enne l’aveva convinta ad avere rapporti sessuali a tre: una sorta di rito che serviva per risvegliare la licantropia, tanto che nella funzione il capo della setta rappresentava la figura del lupo, la ragazza quella della lince e un altro ragazzo il leone. Secondo l’accusa dei pm di Firenze, poi, l’obiettivo di Valdambrini era quello di plagiare ragazzi e ragazze (minorenni o appena maggiorenni) in condizione di fragilità psicologica per poi approfittare sessualmente della situazione di superiorità psichica. Le sue prede, per questo motivo, era adolescenti più deboli di altri, che in quella setta erano convinti di ritrovare la forza che nella vita di tutti i giorni non avevano. Una storia che ha dell’incredibile e che si è conclusa con la denuncia di una delle vittime costretta ad uccidere la madre durante un rito e l’arresto del Valdambrini che era poi stato sottoposto alle indagini.
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Oggi il giovane presenterà ricorso al tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento degli arresti domiciliari. In tutto le vittime che sarebbero cadute in trappole sono 13, fra cui ci sono diversi minorenni. Secondo quanto spiegato dall’avvocato Sigfrido Fenyes, che assiste il giovane insieme al collega Pier Nicola Badiani, la decisione è maturata dopo la lettura degli atti d’indagine e dopo un confronto con lo stesso indagato. Le accuse tuttavia sono davvero tante così come anche i testimoni: la setta si riuniva in luoghi abbandonati, come ad esempio Ville Sbertoli a Pistoia (ex ospedale psichiatrico), oppure l’ex sanatorio Banti a Vaglia (Firenze), o l’ex convitto Cicognini a Prato. I rapporti sessuali, invece, prevalentemente venivano consumati all’interno di un’auto, una Lancia Y. Complessivamente Valdambrini avrebbe violentato almeno tredici ragazzi, alcuni ancora minorenni. Abbindolati con la subdola promessa di poter diventare più forti, al di là dei propri limiti umani. In diverse circostanze lo studente-capo della setta avrebbe finto di trasformarsi in altre persone, secondo la pratica magica dello shifting. Ora si attende la decisione del riesame per sapere se il Valdambrini avrà il diritto di tornare in libertà o se dovrà rimanere agli arresti domiciliari.
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