Interessi e giro di denaro ingente: la mafia aveva messo le mani sul nebuloso mondo delle scommesse. La Guardia di Finanza ha fatto scattare l’arresto per otto persone e notificato il divieto di dimora nel comune di Palermo ad altre due accusate
La mafia e una gestione capillare di un grosso giro di scommesse. La Guardia di Finanza ha arrestato otto persone e notificato il divieto di dimora nel comune di Palermo ad altre due accusate, a vario titolo. Sono accusate di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso. Personaggi chiave dell’inchiesta – secondo le indagini – sono l’imprenditore Francesco Paolo Maniscalco, in passato condannato per mafia ed esponente della “famiglia” di Palermo Centro; e Salvatore Rubino che per conto dei clan avrebbe riciclato il denaro. Gli inquirenti hanno ricostruito il modo in cui le cosche si infiltravano nell’economia “legale” controllando imprese
Negli anni, grazie alla loro abilità imprenditoriale e ai vantaggi derivanti dalla “vicinanza” alla mafia, gli indagati avrebbero acquisito la disponibilità di un numero sempre maggiore di licenze e concessioni per l’esercizio della raccolta delle scommesse. Ciò fino alla creazione – ricostruisce Ansa – di un impero economico costituito da imprese, formalmente intestate a prestanome compiacenti come Antonino Maniscalco e Girolamo Di Marzo. Queste nel tempo sono arrivate a gestire volumi di gioco per circa 100 milioni di euro.
Coinvolti nell’affare anche i “mandamenti” della Noce, di Brancaccio, di Santa Maria di Gesù e Belmonte Mezzagno e San Lorenzo. Sarebbero le figure operative, figure che hanno dato l’ok per l’apertura di centri scommesse nei loro territori.
“Interessi economici di Cosa nostra colpiti”
“Colpire gli interessi economici di Cosa nostra deve essere un’azione sistematica e complementare rispetto al tradizionale contrasto di tipo militare. Lo scopo è limitare la pericolosità criminale che deriva dalle riserve di capitali illeciti che possono essere impiegati per ripristinare l’operatività della struttura mafiosa colpita dagli arresti”. Sono le parole di Gianluca Angelini, comandante del Nucleo Operativo Economica e Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo. Il sequestro dei beni ammonta a circa 40 milioni di euro.
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Commentando l’operazione che ha portato all’arresto di 8 mafiosi, ha svelato gli interessi economici delle cosche palermitane nelle agenzie che gestiscono i giochi e le scommesse sportive. Un business stimato dagli inquirenti in 100 milioni di euro l’anno. “L’obiettivo – ha concluso – è sottrarre al mafioso ogni beneficio economico derivante dalla propria azione criminosa. Oggi più che mai per scovare Cosa nostra bisogna seguire il denaro e i flussi finanziari”