Schiacciato dal montacarichi: “Non sappiamo dove sia la salma del nostro Emilio”

Emilio è morto il 4 giugno nel ristorante in cui lavorava: stava caricando le stoviglie su un montacarichi e sarebbe rimasto schiacciato. Ma sulla vicenda ci sono ancora molti dubbi. L’appello del padre: “Non sappiamo nulla, nemmeno dove si trovi il corpo di Emilio. Dobbiamo attendere lunedì”.

E’ ancora un mistero la vicenda della morte di Emilio, 52 anni, capocameriere bellunese morto sul lavoro a Zurigo. Il decesso è avvenuto il 4 giugno, nel ristorante dove Emilio lavorava. Il cameriere stava caricando delle stoviglie su una sorta di ascensore. Poi la morte: Emilio sarebbe rimasto schiacciato dall’impianto del montacarichi. Ora il padre Edo Sacchet, 82 anni, cerca di fare chiarezza, almeno su dove si trovi la salma del figlio, e promette: “Lo riporteremo a casa, appena sarà possibile: Emilio riposerà qui a Longarone”. Il padre si trova a Longarone, nei pressi di Piazza Umberto I, dove cerca di elaborare il lutto con gli altri famigliari, di ricordare le parole che si erano scambiati qualche giorno fa. Emilio lascia il piccolo Gabriele, 15 anni ancora da compiere e un’altra figlia, Valentina, studentessa di 22 anni arrivata a Longarone dalla Germania qualche giorno fa. Poi la madre Rita, 76 anni, ancora sotto choc per l’accaduto.

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Ancora nessuna chiarezza sulla dinamica dell’incidente, e il padre di Emilio dice sconsolato: “Non sappiamo nulla, nemmeno dove si trovi il corpo di Emilio. Dobbiamo attendere lunedì”. Tutto ciò che si sa è che Emilio è rimasto schiacciato dal montacarichi durante il lavoro. Un’operazione svolta di frequente dal 52enne bellunese, all’interno del ristorante in cui lavorava da circa un anno: Zunfthaus zur Waag, che si trova a Münsterhof 8, Zurigo. Dal ristorante nessun commento. Stando a quanto riportato da giornali locali, una collega avrebbe risposto di chiamare la polizia per avere informazioni, loro non sanno nulla. Ora gli inquirenti analizzeranno anche il montacarichi per capire cosa sia successo effettivamente.

Il silenzio attorno alla tragedia

(Foto di Nicolas Kamm, da Getty Images)

Il fratello di Emilio, Alessandro, confessa: “È talmente grande la mancanza e il vuoto che ci ha lasciato. Ovvio che abbiamo voglia di portarcelo a casa adesso, o di andare lì a prendercelo ma è giusto che le indagini facciano il loro corso e in questi due giorni, del fine settimana, in Svizzera è tutto fermo. Se ne riparlerà lunedì”. Oggi, dunque, dovrebbe arrivare qualche notizia in più sulla vicenda. Intanto a Zurigo la famiglia si appoggia a un cugino di primo grado, Gianni, che abita lì e che si rapporta con le autorità locali. “Per noi sarebbe impossibile muoverci per via della pandemia, mi dicono infatti che ci sono particolari restrizioni ed è impensabile in questo momento andare sul posto. Ci affidiamo a nostro cugino: è stato lui ad avvertirci della tragedia. Dobbiamo aver pazienza perché fino a lunedì non si potrà sapere nulla di più”, conclude Alessandro.

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Nel frattempo sui social amici e conoscenti si stringono intorno alla famiglia di Emilio e ne piangono la scomparsa. Il fratello ricorda: “Era partito quando aveva ancora 17 anni e aveva lavorato in diversi paesi, Germania, come gelatiere, ma anche Spagna e Svizzera. Amava il contatto con le persone: era il suo mondo di essere e aveva una parola per tutti. Era simpatico, ma anche molto professionale e, se serviva, anche umano. Faceva il lavoro che amava, ma manteneva i contatti con noi e la sua terra, che non ha mai dimenticato”.

Alice De Gregoriis

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