Pietro Genovese ha chiesto di patteggiare la pena per l’accusa di duplice omicidio stradale. La tragedia, che ha portato alla morte di Gaia e Camilla, è avvenuta la notte del 22 dicembre scorso. In caso di accettazione da parte del giudice, il ragazzo non andrà né in carcere né ai servizi sociali.
Evoluzioni sul caso di Pietro Genovese, il ragazzo figlio del regista Paolo, accusato di duplice omicidio stradale. La difesa avrebbe chiesto di patteggiare la pena a due anni e sei mesi di reclusione per l’incidente avvenuto la notte del 22 dicembre scorso. Il ragazzo aveva investito Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli a corso Francia, a Roma, causandone la morte. La richiesta di patteggiamento è stata presentata dagli avvocati della difesa, Franco Coppi e Gianluca Tognozzi. La difesa di Genovese propone 30 mesi purché la pena venga sospesa. La proposta è, quindi, subordinata alla sospensione della pena. In sostanza: Genovese eviterebbe sia il carcere che i servizi sociali. Inoltre, il patteggiamento non prevede né costituisce una sentenza di colpevolezza. Si estinguerebbe entro 5 anni. Il ragazzo al momento si trova agli arresti domiciliari, dal 26 dicembre. Ora spetta al pm Roberto Felici prendere una posizione sulla richiesta della difesa. Se la risposta del pm dovesse essere negativa, allora i legali chiederebbero un rito abbreviato, condizionato all’ascolto di un testimone.
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Intanto, restano molte le accuse mosse al ragazzo, segnate anche dall’aggravante del tasso alcolico, con un valore quasi tre volte superiore al consentito (1,4%). Poi un altro elemento: la velocità della vettura, 90 km/h, quasi il doppio di quanto consentito in quel tratto di strada. Poi il presunto utilizzo del telefono da parte del conducente al momento dell’impatto. Per questa serie di motivazioni, nelle scorse settimane è arrivato il messaggio informale della Procura: al momento non ci sarebbe intenzione di accogliere il patteggiamento. Resta il fatto che l’ultima parola ufficiale spetta al pm, che dovrà esporre le motivazioni della sua decisione. In caso di concessione del patteggiamento, poi la palla passerà al gup, incaricato di valutare l’accordo tra pm e avvocati e dotato della facoltà di respingere l’intesa.
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La richiesta degli avvocati si fonderebbe su un elemento: l’incidente “non è stato esclusiva conseguenza dell’azione o dell’omissione di Genovese”. Tradotto in termini giuridici, i legali chiedono il riconoscimento del concorso di colpa come circostanza attenuante. Anche perché, secondo il consulente accusa, l’ingegnere Mario Scipione, Gaia e Camilla avrebbero attraversato la strada con il rosso. Un elemento già messo in discussione dalla consulenza depositata dall’avvocato Franco Moretti, in difesa della madre di Gaia. Secondo questa seconda consulenza, le ragazze si trovavano sulle strisce pedonali quando è scattato il verde.
Poi, la storia di Genovese che, come riporta il Corriere, il 6 gennaio 2019 era stato al centro di un altro incidente. Questa volta era andato a sbattere contro un palo in via Tor di Quinto. I danni all’auto ammontavano a 21mila euro. Il primo marzo ancora un’altra contravvenzione: attraversamento con semaforo rosso. Poi ancora altri problemi con la legge il primo ottobre, quando a causa del possesso di hashish gli è stata ritirata la patente fino al 3 dicembre. Poi la morte di Gaia e Camilla.