Alcuni appelli parlano di cento giorni di attesa prima di ricevere la cassa integrazione. Tra le altre carenze segnalate, anche quella relativa al bonus estivo e i 600 euro per gli autonomi.
Siamo ormai vicini alla metà del mese di giugno, l’inizio del lockdown per l’emergenza Coronavirus dista oltre tre mesi. Non sono mancati gli annunci per cercare di aiutare famiglie, lavoratori autonomi, dipendenti e gestori di attività e aziende. Tuttavia, non mancano i problemi proprio tra coloro i quali hanno diritto a questo genere di agevolazioni. Ed è in particolare la cassa integrazione a continuare a fare discutere. Così, attraverso il sistema di segnalazioni avviato dai colleghi di Repubblica, non mancano proprio le lamentele da parte di persone di tutte le classi sociali.
In primis emerge la storia di Carlo, un imprenditore che opera nel settore meccanico. L’azienda di carpenteria da lui gestita, come rivela nella segnalazione, “ha dovuto lasciare in cassa integrazione i 3 dipendenti per 4 settimane a causa dell’emergenza Covid”. Ora che l’attività è ripartita, sono stati pagati gli stipendi, ma manca ancora il provvedimento che il Governo aveva annunciato per i mesi di marzo e aprile. Lo stesso problema per Mauro, un operaio di Milano che non ha visto un euro e deve occuparsi di una famiglia con moglie e due figli, oltre al mutuo da pagare.
Ma come abbiamo detto, non ci sono solo i lavoratori e i gestori di aziende che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione ad essere in difficoltà. Parliamo del caso di Valentina, che dice di aver fatto “richiesta del bonus covid 600 euro come iscritta alla gestione separata il 2 aprile”. Tuttavia, dopo molte mail di protesta le è stato segnalato che il codice Iban segnalato era sbagliato. E così, nonostante abbia dovuto dare un Iban diverso (quello dato in prima istanza era corretto), è arrivata solo la prima trance, oltre un mese e mezzo dopo la sua richiesta.
E così, mentre non arrivano ancora i fondi previsti dal Governo, emergono aziende che devono fare di necessità virtù. Come nel caso della storia raccontata da Antonio, un libraio che gestisce un’azienda molto in voga a Milano. La libreria ha riaperto dal 4 maggio e i suoi gestori hanno dovuto elargire un anticipo sulla tredicesima e la quattordicesima ai propri dipendenti. Il tutto per cercare di venire incontro ai propri dipendenti. Anche perchè, nel frattempo, non sono arrivati i soldi relativi alla domanda di Cig con i dati dei dipendenti che ne hanno diritto.
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In chiusura, si parla dei dipendenti stagionali. Come Karim, una guida turistica che vive a Napoli. L’emergenza Covid ha indotto l’azienda per la quale lavora a venire incontro in primis a chi era iscritto con Partita Iva entro la data del 23 febbraio. Chi, come lei, non vi faceva parte è stata beffata anche dalle scelte dello Stato, che non può concedere i 600 di bonus per i lavoratori stagionali in quanto non è titolare di partita Iva. Lo stesso problema per cui Karim non può godere dei 300 euro previsti dalla Regione Campania.
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