David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, in un’intervista all’Avvenire sembra ottimista sull’indirizzo delle misure europee: “Con l’annuncio del Piano di ripresa si è chiuso il ciclo dell’austerità e del rigore”.
E’ un’Ue che piace a David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, quella che emerge dalle macerie dell’emergenza coronavirus. E’ un’Europa che ha messo un piatto un pacchetto di misure economiche imponente, al vaglio nelle prossime settimane. Von der Leyen, infatti, ha deciso di puntare in alto, proponendo un pacchetto ben 750 miliardi di strumenti per fronteggiare la crisi. Ovviamente, si tratta di una richiesta volutamente gonfiata, in modo da ottenere risultati ragguardevoli al termine della trattativa, necessariamente a ribasso. Ora David Sassoli dà una valutazione (positiva) sul comportamento dell’Ue: “Con l’annuncio del Piano di ripresa si è chiuso il ciclo dell’austerità e del rigore. Un’Europa che si indebita a vantaggio delle prossime generazioni rilancia se stessa. Non era mai accaduto in questi termini e con questa forza”.
Insomma, si tratterebbe di un vero e proprio cambio di passo dell’Ue? “Ci sono tutte le premesse perché sia così, vedo una coscienza nuova. Si avverte la necessità di avere una risposta comune a fenomeni globali perché anche i Paesi che si ritengono più forti verrebbero travolti. Inoltre, si è affermata la consapevolezza che per promuovere i valori europei c’è bisogno di più politiche comuni. La Germania, che da luglio deterrà il semestre di presidenza Ue, lo ha ben capito”. Poi, sottolinea Sassoli, è normale che ci siano resistenze interne all’Ue a proposito del piano di Ursula Von der Leyen. Si tratta di un cambiamento dalla portata epocale. Ma un elemento deve esser chiaro: un cambio di passo c’è, è in atto. Il cambiamento, ormai esternato dalla Commissione, difficilmente sarà ignorato per fare dei passi indietro.
Infatti Sassoli prosegue: “Una cosa è chiara: non si può tornare indietro dalla posizione che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha manifestato in Parlamento. Aggiungere ambizioni è utile, ridurle sarebbe intollerabile. Il Parlamento avrà l’ultima parola. Ma non dobbiamo scandalizzarci per il dibattito in corso: siamo alla vigilia di scelte storiche ed è normale che ogni Paese esprima i propri interessi. Non dobbiamo strozzare il dibattito, ma arricchirlo per arrivare a soluzioni condivise. Il Piano dovrà essere utile a Nord e Sud, all’Est e all’Ovest. Del resto, mi pare che le obiezioni di alcuni Paesi si stiano attenuando. Il Parlamento comunque dirà la sua anche su alcune linee di bilancio che non ci convincono”.
Poi Sassoli dice la sua sulle posizioni al Governo relative al Mes. Da tempo numerose sono le resistenze, soprattutto da parte del Movimento 5 stelle, frenate, tra l’altro, condivise dallo stesso premier Giuseppe Conte. Su questo punto Sassoli è tranchant: “La discussione sul Mes deve essere molto più pragmatica di quel che è oggi in Italia: qual è il progetto per rafforzare la sanità pubblica? Ambulatori, nuovi ospedali, ricerca, attrezzature? Poi ti guardi intorno, vedi chi ti può dare i soldi al tasso migliore”. In mancanza di un piano alternativo in grado di raggiungere questi obiettivi, “il Mes mette a disposizione fino a 37 miliardi, un’enormità per il sistema sanitario italiano, allo 0,1% di interessi e con scadenze di minimo dieci anni. Non ci sono condizioni capestro o Troika”, rileva Sassoli.
In sostanza secondo Sassoli i dubbi sul Mes persistono solo in Italia. Per questo l’Italia dovrebbe prendere coraggio e riformarsi da capo, perché la fiducia da parte dell’Ue c’è, ma servono piani a lungo termine. “Piuttosto che inseguire l’ultimo sondaggio il sistema italiano deve concentrarsi sulla formulazione di programmi e progetti, indicare come si vogliono impiegare le risorse senza perdere un euro e spiegare come si vuole allineare i propri obiettivi nazionali a quelli europei, come il Green Deal e la digitalizzazione. (…) Siamo in una fase in cui ci sono risorse per investimenti ma in cambio serve responsabilità. Verso l’Italia c’è grande fiducia, che però va alimentata, ad esempio indicando un chiaro programma di robuste riforme strutturali“. E’ l’unico modo per permettere un rilancio dell’Italia e dell’Ue. L’Ue ci sta riuscendo, secondo Sassoli, e il “fenomeno sovranista è fuori gioco“.
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