L’ex politico e senatore Sergio De Gregorio in carcere insieme ad altre otto persone. Le accuse, a vario titolo, parlano di estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio. L’ indagine è stata condotta dalla Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Ilaria Calò
Il giudice per le indagini preliminari di Roma ha descritto come “di caratura criminale e di scaltrezza davvero eccezionale” l’ex senatore Sergio De Gregorio. Quest’ultimo è stato arrestato insieme ad altre otto persone con le accuse di estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio. L’indagine è della Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Ilaria Calò.
Eletto nel 2006 con l’Italia dei valori, De Gregorio fu corrotto da Silvio Berlusconi con 3 milioni di euro per farlo passare al centrodestra contribuendo alla caduta del governo Prodi. La Corte di Appello di Napoli nel 2017 ha dichiarato la prescrizione del reato di corruzione per Berlusconi e Valter Lavitola. Una sentenza confermata dalla Cassazione che ha riqualificato il reato in corruzione impropria. De Gregorio invece aveva patteggiato la sua pena a 20 mesi.
Le indagini e l’arresto: “Punto di riferimento indiscusso”
Nell’ inchiesta attuale, per cui sono state sequestrate alcune società create per riciclare denaro e circa 480mila euro, De Gregorio sarebbe stato perno. Lo spiega il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare. “Si conferma punto di riferimento indiscusso, lo stratega del gruppo, sempre pronto a ‘sistemare le cose – aggiunge il giudice Antonella Minunni – È lui che risolve le questioni sorte all’interno del gruppo e che suggerisce ogni volta le strategie difensive. È recidivo avendo riportato, tra l’altro, condanne per corruzione in atto contrario ai doveri d’ufficio”. De Gregorio è stato condotto in carcere e la notizia ha subito portato a delle reazioni. Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, infatti, ha disposto la sospensione di De Gregorio, iscritto all’albo dei professionisti.
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È stata la denuncia di un’estorsione da 80mila euro, fatta nell’aprile 2016 dal gestore del bar “Enjoy” di Via Chiana, a Roma, a far scattare le indagini. Attraverso i riscontri effettuati con le intercettazioni telefoniche ed ambientali – come ricostruito da Il Fatto Quotidiano – la visione delle telecamere di videosorveglianza e le dichiarazioni rese dalle parti, gli investigatori hanno potuto ricostruire la dinamica dell’estorsione, realizzata con una serie di minacce, tra cui quella di far apporre i sigilli al locale. De Gregorio, avrebbe inviato al bar due persone, Antonio Fracella e Vito Fascella, all’epoca militari della Marina per esigere dal gestore la restituzione di 80mila euro.