Nuove intercettazioni, ex procuratore Rossi voleva lasciare inchiesta su banca Etruria

Stando a nuove intercettazioni pubblicate dalla Verità, l’ex procuratore Roberto Rossi voleva abbandonare l’inchiesta Etruria, le indagini sul crac finanziario della banca che hanno portato a tre sentenze in condanna e a un maxi processo per bancarotta.
Gli inquirenti stanno ancora esaminando l’immensa mole di chat, conversazioni e intercettazioni emerse con il caso Palamara. Emerse, più in particolare, dopo una conversazione pubblicata dalla Verità, nella quale l’ex membro del Csm Luca Palamara parlava con Auriemma della legittimità del decreto Sicurezza nell’agosto del 2018. Stando alle intercettazioni, i due erano legalmente d’accordo con l’allora ministro dell’interno, ma il processo contro Salvini andava difeso ugualmente. Il Csm ha ora aperto la pratica sui magistrati citati nell’articolo del giornale. Se ne occuperà la Prima Commissione. E dalla procura di Perugia sono arrivati “ulteriori atti”, consistenti in “decine di migliaia di sms e chat, in larga parte di contenuto estraneo all’oggetto delle procedure”.
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I riflettori sono puntati, le indagini in corso, ed nuove intercettazioni, riprese dal giornale La Nazione e, nuovamente, dalla Verità. Stando a quanto riportato dai giornali, l’ex procuratore Roberto Rossi voleva abbandonare l’inchiesta Etruria, l’insieme di indagini sul crac finanziario della banca, conclusosi con tre sentenze in condanna e con un maxi processo per bancarotta ancora in corso. Come riportato dalla Nazione, in queste conversazioni Roberto Rossi appare pochissimo in maniera diretta, ma spesso viene citato nelle chat tra Luca Palamara e l’ex Pg generale Riccardo Fuzio.
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Stando a quanto emerso, a dicembre 2017 l’allora procuratore capo avrebbe partecipato all’audizione in commissione banche. Finita l’audizione, la decisione: sarebbe stato pronto ad abbandonare l’inchiesta. Rossi davanti ai commissari aveva parlato di Pierluigi Boschi, ma senza dire in maniera esplicita che era indagato per falso in prospetto e bancarotta per le consulenze d’oro. Poi Rossi si sarebbe confidato con Auriemma, il quale ne avrebbe parlato a Palamara, affermando: “Lui ha detto che potrebbe anche rinunciare all’indagine, non perché ha sbagliato qualcosa, ma per non inquinare…”. Palamara risponde: “Rinunciare sarebbe una sconfitta, digli di aspettare”.
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Ancora, nell’autunno 2018, Rossi torna al centro di una chat tra Fuzio e Palamara, focalizzata sulla sua conferma dell’incarico. Fuzio scrive: “Rossi ha fatto cazzate su cazzate, non nel merito (nelle indagini) ma nel modo di comportarsi”. Poi, stando al giornale, la risposta di Palamara: “Lo so ma bisogna salvarlo”.