Ex carabiniere ucciso a colpi di pistola: alle spalle un’accusa di concussione

Un ex carabiniere, Antonio Cianfrone, è stato ucciso a colpi di pistola mentre passava lungo la pista ciclopedonale di Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno. In corso le indagini su movente e autori dell’omicidio. 

carabiniere ucciso
(Da Pixabay)

Un ex carabiniere è stato ucciso stamattina a colpi di pistola. Stava passeggiando lungo la pista ciclopedonale di Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno. Si tratta di Antonio Cianfrone, 51 anni, originario di Chieti ed ex carabiniere in servizio alla stazione di Monsampolo del Tronto. L’uomo aveva lasciato l’Arma da tempo. Sul posto si sono recati il comandante provinciale dei carabinieri Ciro Niglio e il procuratore di Ascoli Umberto Monti.

Più precisamente, l’ex carabiniere ucciso non aveva lasciato l’Arma, ma era stato allontanato. La causa dell’allontanamento risiedeva in un suo coinvolgimento all’interno di un’inchiesta di concussione. Una prima ricostruzione capace di analizzare le dinamiche dell’evento lascerebbe pensare a una vera e propria esecuzione. Sono stati ben tre i colpi d’arma da fuoco sparati contro la vittima. Un’azione mirata e volta a uccidere. A sparare sembra esser stata una persona col volto coperto da un casco. L’assassino sarebbe poi fuggito su una moto. Presente, alla guida della vettura, anche un complice che lo aspettava a pochi metri dal luogo del delitto. L’allarme è stato poi lanciato da una donna presente sul posto nei pressi della pista ciclabile, nella frazione di San Pio. Al momento è difficile dire se abbia assistito all’omicidio o se sia arrivata poco dopo.

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Ora il procuratore capo di Ascoli Piceno Umberto Monti lancia l’appello: “Chiunque questa mattina fra le 8 e le 9.30 si è trovato a passare per la pista ciclabile Lungo Tronto, da Pagliare a Monteprandone, è pregato vivamente di presentarsi ai carabinieri, anche se non hanno visto nulla di particolare”. Poi ribadisce: “E’ veramente importante perché testimonianze di questo tipo in passato sono state utili a risolvere casi, come ad esempio quello dell’omicidio di Melania Rea a opera del marito Salvatore Parolisi”. Sul posto, si sono recati anche tre medici legali con lo scopo di effettuare la ricognizione cadaverica.

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A commentare l’accaduto è stato anche il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti: “Provo assoluto sconcerto e sgomento per quanto accaduto questa mattina lungo la pista ciclabile di Pagliare del Tronto”. Poi ribadisce: “Un crimine brutale, un omicidio efferato che ha sconvolto tutta la comunità del nostro territorio. Mi auguro che si riesca subito a individuare i colpevoli, e che questi possano pagare per un gesto orribile, vile e assurdo”. Infine un pensiero alla famiglia della vittima e alle forze dell’ordine: “Condoglianze alla famiglia di Antonio Cianfrone, ex carabiniere della stazione di Monsampolo. Massima vicinanza all’Arma dei carabinieri e a tutte le forze dell’ordine, che ogni giorno difendono il nostro territorio con dedizione, coraggio, professionalità e spirito di sacrificio. Oggi è una giornata di lutto per il Piceno e per tutto il nostro Paese”.

Le indagini in corso: ultimi aggiornamenti

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(Foto di Johannes Simon, da Getty Images)

Il comandante provinciale dei carabinieri di Ascoli Piceno, Ciro Niglio, intanto rassicura sul massimo impegno per risolvere il caso: “Stiamo indagando con la massima attenzione e impegno, senza tralasciare alcuna pista”. Poi Niglio ha ricordato il passato dell’ex carabiniere ucciso: “Era stato sospeso dal servizio obbligatoriamente cinque anni fa, nel 2015, a seguito dell’inchiesta che lo aveva coinvolto per concussione ed era quindi fuori dall’Arma. Dal giorno dell’arresto non è mai rientrato in servizio”. Ma perché le indagini proseguano, è necessario raccogliere dettagli, informazioni sulle dinamiche dell’evento. Per questo anche Niglio lancia l’appello: chiunque abbia assistito, si faccia avanti. “Siamo fiduciosi nei possibili testimoni che possono aver assistito a quanto accaduto; è importante per le indagini che si presenti in una delle nostre stazioni del territorio chiunque stamani dalle 7 alle 9.30 è transitato nella zona della ciclabile fra Pagliare a Monteprandone, anche se non ritiene di aver visto nulla di importante. Qualsiasi informazione per noi potrebbe avere invece un valore molto rilevante“.

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Nel frattempo proseguono i rilievi scientifici sulla scena del crimine. E ancora: si passa all’acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza. In pochissimo tempo è stata organizzata un’indagine a tappeto capace di sfruttare l’analisi della scena del crimine unitamente a qualsiasi tipo di testimonianza. Grande l’impegno per l’acquisizione e l’analisi dei video: le immagini potrebbero essere la chiave di svolta per l’identificazione dei criminali. Al momento si cercano immagini di una motocicletta di colore scuro con due persone a bordo, una con il casco bianco, l’altra con il casco verde. Lo scopo dell’analisi sarebbe risalire almeno alla targa del veicolo. Ma in campo c’è anche una seconda ipotesi, abbastanza realistica: la moto potrebbe esser rubata. Proprio per questo gli investigatori stanno passando al vaglio anche recenti denunce di furti di motociclette.

Un passato oscuro nell’Arma

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(Foto di Carlo Bressan, da Getty Images)

Era il maggio del 2015 quanto Antonio Cianfrone è stato arrestato dai suoi stessi colleghi, dai carabinieri del comando provinciale di Ascoli Piceno su ordine del Gip Giuliana Filippello. Al momento dell’arresto, Cianfrone era vice comandante della stazione di Monsampolo del Tronto. Altri tre i soggetti coinvolti nell’inchiesta. Tra questi, anche il comandante della stazione, accusato di concussione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti d’ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio.

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Da l’inchiesta si è poi passati al processo che è ancora in corso. Nel processo Cianfrone era accusato di concussione e di aver inscenato un finto incidente stradale per frodare l’assicurazione. La posizione dell’accusa è chiara: i due militari dell’Arma avrebbero estorto denaro ai commercianti della zona in cambio di una maggiore negligenza su controlli di carattere amministrativo. Ai commercianti era chiesto di elargire soldi, agli agenti di chiudere un occhio. Agli inizi dell’inchiesta a Cianfrone spettarono i domiciliari, mentre al comandante della stazione direttamente la reclusione in carcere. In entrambi i casi, fu applicata la sospensione dal servizio, durante la quale Cianfrone fu allontanato dall’Arma.

 

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