Addio a Roberto Gervaso, volto storico del giornalismo italiano

Aveva 82 anni, si è spento dopo una lunga malattia, era famoso per i suoi aforismi e per il suo ‘papillon’ ma soprattutto per il suo talento.

Addio a Roberto Gervaso, volto storico del giornalismo italiano – meteoweek

Una delle penne italiane più amate: divulgatore storico e commentatore televisivo, Roberto Gervaso. Il professore scompare all’età di 82 anni il 2 giugno a Milano dopo una lunga malattia. Scrittore, giornalista e autore di aforismi che stanno facendo il giro della rete, Gervaso era il “grillo parlante” della cultura italiana, capace di raccontare il potere in modo provocatorio, ma non solo: i suoi libri firmati a quattro mani con Indro Montanelli sulla Storia d’Italia hanno segnato un’epoca così come le sue battute pungenti e la sua rinomata autoironia. Oltre ai numerosi titoli storici, le sue biografie, dalla prima sul conte di Cagliostro, che gli valse il Premio Bancarella, a quelle sull’imperatore Nerone, i Borgia e fino alla Bella Rosina, moglie morganatica di Vittorio Emanuele II, ebbero un grande successo di pubblico, così come grande seguito ebbe il suo decennale programma su Rete4 “Peste e corna … e Gocce di storia”. Nato a Roma il 9 luglio 1937, dopo una infanzia con la famiglia a Torino Gervaso si laurea in lettere con una tesi sul filosofo Tommaso Campanella. Decisivo l’incontro con Indro Montanelli, che cambierà per sempre la vita di entrambi.

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Firmò col fondatore del “Giornale” i primi sei volumi della popolarissima “Storia d’Italia” – meteoweek

Montanelli e Gervaso scrivono insieme i primi sei volumi della Storia d’Italia (Rizzoli), vincendo il Premio Bancarella, che poi Gervaso vince di nuovo da solo con uno dei suoi generi letterari preferiti: le biografie storiche. Sotto la sua importante firma troviamo i ritratti di Cagliostro, Nerone, Casanova, i Borgia, Claretta Petacci, e ancora la Monaca di Monza, George Simenon, Salvator Dalì, Andres Segovia, Arthur Miller, Lauren Bacall, Michail Gorba ciov, David Rockfeller. Una vita di successo che però è segnata da un grande dolore ma soprattutto da una dura battaglia, quella contro la depressione che racconta nel suo penultimo libro, Ho ucciso il cane nero (Mondadori, 2014). Una testimonianza in prima persona di come “piano piano, impercettibilmente, le ante della tua finestra si dischiudono, ma non puoi ancora affacciarti”. La risalita era cominciata con “solo uno spiraglio, che vagamente fa filtrare un pallido raggio di luce. È l’inizio della rinascita. Ma non illudetevi: ci vuole pazienza”.Oggi l’Italia saluta uno dei suoi grandi protagonisti. A inviare un messaggio di cordoglio Sergio Mattarella, alla moglie e alla figlia di Gervaso: “di finissima cultura, protagonista, per lunghi anni, del giornalismo e della vita culturale del nostro Paese”. Lo stesso ha fatto Silvio Berlusconi: “Quella di Roberto Gervaso è una grave perdita per me, per il giornalismo, per l’Italia. Roberto era un amico sincero e generoso, un grande scrittore ma soprattutto un uomo libero. Un uomo con il coraggio delle sue opinioni controcorrente, sempre garbato e signorile, colto e documentato. Mi mancherà, mancherà a tutti gli italiani liberi”.

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