L’edizione 2011 del Festival di Cannes è passata alla storia per diversi motivi. Innanzitutto per la vittoria di The Tree of Life di Terrence Malick, ma anche per le polemiche riguardanti delle affermazioni su Hitler del regista danese Lars Von Trier, in concorso con il suo Melancholia.
Nel 2011 Lars Von Trier era in concorso al Festival di Cannes con il suo Melancholia. Fu quello l’anno in cui una battuta sul nazismo gli così l’etichetta di “persona non grata”, escludendolo per alcuni anni dalla kermesse francese. Ma adesso arrivano delle interessanti informazioni su quella edizione.
A vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes del 2011 fu Terrence Malick con il (bellissimo) film The Tree of Life, ma secondo quanto rivela uno dei giurati di quella edizione, il film che aveva registrato il maggiore favore della giuria del concorso fu Melancholia di Lars von Trier. A costargli il premio, a quanto pare, fu proprio quella famigerata conferenza stampa in cui il regista fece una battuta sul nazismo e su Hitler.
A rivelarlo è una fonte tutt’altro che inaffidabile. La notizia arriva infatti dal celebre regista francese Olivier Assayas, tra i giurati di quell’edizione del festival. “Lo scandalo fu quella conferenza stampa, durante la quale Lars von Trier fece una battuta antisemita”, ha spiegato Assayas. “Tutti si scatenarono contro di lui. La posizione che espressi fu che non ero stato coinvolto come giudice morale e che Melancholia era magnifico. Ci furono delle conseguenze, era un contendente molto serio alla Palma d’Oro. All’inizio c’eravamo solo io e Jude Law a pensare che The Tree of Life di Terrence Malick potesse ottenere il premio più ambito. Ma altri membri della giuria iniziarono ad affiancarci perché avevano improvvisamente scartato il loro film preferito”.
Il 18 maggio 2011, durante la presentazione al Festival di Cannes del suo Melancholia, Lars Von Trier si lasciò scappare una battuta che suscitò l’immediata reazione della sala stampa: “Cosa posso dire? Capisco Hitler. Ha fatto molte cose sbagliate, assolutamente, ma posso immaginarmelo seduto nel suo bunker, alla fine un po’ mi immedesimo con lui”. Il cineasta danese, su spinta dei produttori del film, fu costretto a scusarsi il giorno seguente. Molti Paesi, infatti, minacciarono di annullare i contratti di distribuzione del film a causa delle dichiarazioni del regista.
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