Da manifestazione simbolica e “silenziosa” ad assembramento selvaggio e ressa, senza alcun rispetto delle misure di sicurezza. Questo il flash mob organizzato dal centro destra in occasione della Festa della Repubblica.
Alle 11 di oggi, 2 giugno 2020, sono partiti in 100 città italiane i flash mob del centrodestra organizzati per l’iniziativa “L’Italia non si arrende”, promossa da Lega e Fratelli d’Italia contro il governo. Delle manifestazioni che sarebbero dovute essere simboliche e silenziose, ma che di simbolico e di silenzioso in realtà non hanno avuto niente.
Nonostante i richiami degli organizzatori presenti all’evento, la calca infervorata è partita da Piazza del Popolo, srotolando il tricolore e insultando a “nome degli italiani dimenticati” sia la maggioranza, che Mattarella e il premier Conte. Il tutto senza mascherina e senza mantenere la distanza di sicurezza. Questa la cornice del flash mob romano, sfuggito dalle mani di Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che hanno marciato insieme ai simpatizzanti tra un selfie e l’altro.
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Si è radunata da diverse parti d’Italia, la calca di gente che ha partecipato oggi alla manifestazione romana organizzata dal centrodestra al suon di “dobbiamo mandarli a casa, a questi incapaci”. E si è presentata al punto d’incontro anche con molte ore d’anticipo, creando un assembramento incontrollato che, alla fine dei conti, è arrivato a vantare una partecipazione di circa 200-300 persone.
Ed è in questo clima che poi, in effetti, la situazione è degenerata. “Se questa è una manifestazione simbolica io sono un Santo”, afferma un sostenitore di Forza Italia ai giornalisti di Huffpost, mentre un altro sentenzia: “Questo non è il mio centrodestra”. Un altro ancora, invece, spiega: “Questa manifestazione è uno sfogo per gli italiani. Non si può andare avanti con Conte, Di Maio e Mattarella. Sono un leghista e dico a voce alta: se ne devono andare a casa”. E proprio per sfogo, allora, si sono levati cori da stadio come “Elezioni, elezioni, elezioni” e “Conte, Conte, vaffa….”.
Un flash mob finito male per Salvini, Meloni e Tajani, finito fuori controllo e ogni aspettativa. “Dai primi attimi non sembra un flash mob”, spiegano le forze dell’ordine, mentre Ignazio La Russa – presente anche lui alla dimostrazione – confessa: “Non era quello che avevamo pensato. Ce n’è di più di quella che pensavamo”. E quando il corteo finalmente parte da piazza del Popolo, con in testa Meloni, Salvini e Tajani, parte anche lo srotolamento del maxi-tricolore lungo 500 metri.
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Mentre però il leader della Lega viene preso d’assalto per i selfie, il gruppo di manifestanti si muove sotto forma di un assembramento che viola ogni regola di sicurezza. Distanze azzerate, poche mascherine e toni infuocati (ormai “Conte, Conte, vaffa….” diventa il motto della manifestazione). Ma Salvini, che si abbassa la mascherina, ribadisce: “Siamo qui soprattutto a nome degli italiani dimenticati”. E nel frattempo, tra la bolgia e la ressa, le misure sanitarie vengono dimenticate, la sicurezza dei cittadini calpestata, e gli insulti volano ancora: “Mattarella è uno zombie. Conte è un incapace. Se ne devono anna’”.
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