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Cinema

Arnold Schwarzenegger | una lettera aperta dopo la morte di George Floyd

Arnold Schwarzenegger ha affidato ad una lettera aperta pubblicata dal The Atlantic le sue riflessioni sulla sconvolgente morte dell’afroamericano George Floyd.

Arnold Schwarzenegger, a qualche giorno di distanza dalla drammatica morte di George Floyd, avvenuta lo scorso 25 maggio a Minneapolis durante un arresto dalle modalità sconcertanti, scrive una “lettera aperta” al popolo americano pubblicata sulle pagine del The Atlantic.

La lettera di Arnold Schwarzenegger

“Sono emigrato negli Stati Uniti nel 1968. Sognavo di venire qua dal momento in cui, alle scuole elementari, vidi le prime immagini dell’America. Le foto e i film con quegli svettanti grattacieli, ponti giganteschi, strade larghissime e Hollywood, rappresentavano per me una terra fatta di infinite opportunità. Decisi che era quello il posto a cui appartenevo”. Comincia così la lettera scritta dall’attore americano e rivolta ai suoi connazionali. “Quando ho visto l’orribile video della morte di George Floyd”, spiega l’attore, “la prima cosa che mi è tornata alla mente è stato quello dell’analoga morte di Eric Garner, colpevole di aver venduto sigarette senza licenza”.

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Chi protesta non odia l’America

“I giorni appena trascorsi ci hanno ricordato in maniera brutale che l’America non è perfetta”, prosegue Schwarzenegger. Credo ancora che sia la nazione più grande del mondo, ma possiamo dire di esserlo davvero solo nel momento in cui ci mettiamo davanti a uno specchio per guardare in faccia i nostri demoni, per scacciarli e cercare di migliorare giorno dopo giorno. Le persone che stanno protestando nelle strade non odiano l’America. Ci stanno chiedendo un’America migliore. E ce lo stanno chiedendo per conto dei nostri americani che non hanno più una voce: Ahmaud Arbery, Breonna Taylor, George Floyd e molti altri”.

L’appello dell’attore

“Tutto questo deve finire”, chiede a gran voce Schwarzenegger. “Ed è necessaria una presa di posizione da parte di tutti noi. C’è bisogno di un miglior training per gli agenti di polizia. Un cambiamento che deve essere chiesto, in primis, dalla maggioranza delle forze dell’ordine, composta da brave persone. Ma deve finire. Con questo non voglio attaccare le forze dell’ordine. È una critica verso un sistema che non funziona. Mio padre era un poliziotto. Ho sempre tifato per gli agenti di polizia. Ma puoi essere fan di qualcosa e, allo stesso tempo, constatare che c’è qualcosa di sbagliato al suo interno. Ed è palese che c’è qualcosa che non va”.

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