Continuano le proteste in Usa per il quinto giorno consecutivo, si inaspriscono gli scontri nonostante la mobilitazione della Guardia nazionale in una decina di Stati e il coprifuoco in almeno 25 città. Derek Chauvin è ora in carcere con l’accusa di omicidio colposo per la morte dell’afroamericano George Floyd.
Gli Usa continuano a bruciare in nome di George Floyd, l’afroamericano ucciso da un agente di polizia bianco, Derek Chauvin, il 25 maggio. A scatenare la rivolta è stato, in origine, un video divenuto virale nel quale appare evidente la dinamica dell’evento: il poliziotto, dopo aver atterrato George Floyd, ha premuto il suo ginocchio sul collo dell’uomo per diversi minuti, provocandone la morte. Un’esecuzione, a guardare il video. Ma il 30 maggio l’autopsia prova a ribaltare ciò che sembra essere sotto gli occhi di tutti: George Floyd sarebbe morto per “gli effetti combinati dell’essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno probabilmente contribuito alla sua morte”. Insomma, le grida d’aiuto dell’uomo che pronunciava “I can’t breathe” sarebbero dovute a patologie pregresse, stando all’autopsia. Ovviamente la famiglia non si è accontentata del primo referto medico, e ha chiesto una seconda autopsia. Soprattutto considerando che intanto l’agente è finito in prigione.
Intanto l’America continua a bruciare. E fa i primi morti: un cadavere è stato trovato a Minneapolis, una persona è morta a Indianapolis. In Florida è stato accoltellato un agente. Anche a New York, 33 agenti della polizia sono rimasti feriti. Sono circa 345 solo a New York i manifestanti arrestati. Tra loro, compare anche Chiara De Blasio, la figlia del sindaco di New York. La ragazza sarebbe stata arrestata dopo che la polizia ha dichiarato illegale un assembramento tra la 12ma strada e Broadway, luogo dei tafferugli, dei saccheggi e delle auto delle forze di sicurezza date alle fiamme.
In tutti gli Usa la polizia ha arrestato 2.564 persone in una ventina di città americane nel fine settimana. Non è bastata la mobilitazione della Guardia nazionale e l’imposizione del coprifuoco in 25 città. Si alzano i toni anche da parte delle forze dell’ordine: ad esempio in Ohio la polizia ha sparato su una manifestante disarmata. Si spera che lo sparo sia avvenuto attraverso l’uso di proiettili di gomma che, insieme ai lacrimogeni, fanno parte in genere dell’equipaggiamento utilizzato durante le proteste che vanno avanti da giorni. Ma l’inasprimento dei mezzi di contenimento non riesce ad arginare le proteste.
Tra le città soggette a coprifuoco c’è anche Washington, dove proseguono le proteste davanti alla Casa Bianca. I manifestanti, infrangendo il coprifuoco, sono rimasti in zona, creando uno stato di attacco permanente sfidando gli agenti schierati con scudi e manganelli. Dall’altro lato, i poliziotti hanno risposto con lacrimogeni, gas urticanti e granate stordenti, con lo scopo di sciogliere la folla. Poi ancora roghi e danneggiamenti degli edifici. La zona nei pressi della Casa Bianca è stata sgomberata dalla polizia, ma continuano i presidi dei manifestanti al grido di “non sparate” e “voi siete la minaccia”. A ritmi regolari i respingimenti con lacrimogeni e proiettili di gomma. Davanti alla Casa Bianca è stata aggredita anche una troupe di Fox News. Intanto l’avvocato di famiglia, Benjamin Crump ribadisce: Floyd è morto per omicidio premeditato, un omicidio durato 9 minuti.
Trump dal canto suo attacca i media: “I media corrotti stanno facendo tutto ciò che è in loro potere per fomentare l’odio e l’anarchia”. Oggi è anche previsto un incontro tra Trump, i rappresentanti delle forze dell’ordine e i dirigenti della sicurezza nazionale. Intanto il presidente americano alimenta le tensioni, twittando: “Legge e ordine. Diventate duri, sindaci e governatori democratici. Queste persone sono anarchiche. Chiamate la nostra Guardia Nazionale ora. Il mondo sta guardando e ridendo di voi e di Sleepy Joe. E’ questo che l’America vuole?”. In sostanza, il messaggio di Trump è di sfoderare le pistole contro i cittadini per difendere “legge e ordine”.
Nel frattempo riprendono i controlli a Minneapolis, ormai da due giorni in balia delle manifestazioni più violente. A cercare di arginare saccheggi, tafferugli e incendi c’è la Guardia nazionale, comparsa in maniera massiccia verso le 21 lungo la East Lake Street. Le forze dell’ordine hanno stretto da tre lati qualche centinaio di giovani, molti meno rispetto a ieri e all’altro ieri. Il governatore del Minnesota Tim Walz ha accolto la linea di Trump: “Ho dato ordine alla Guardia Nazionale di sparare a chi si abbandonerà ai saccheggi“. Un annuncio che ha portato gli ultimi indecisi ad abbandonare il campo di battaglia e ritirarsi per il coprifuoco. Un coprifuoco prolungato di un’altra notte a Minneapolis e St. Paul, dalle 20 locali di stasera fino a domani alle 6, in tutti gli spazi pubblici. Poi le morti: una donna è stata trovata morta sul sedile posteriore di un’auto. Si tratterebbe di una donna sui trent’anni con “trauma visibile” sul suo corpo. L’auto si trovava nell’area dei disordini. Il Terzo Distretto di Polizia, quello di appartenenza dell’ex agente Derek Chauvin, è stato il primo edificio dato alle fiamme. Ma è stato solo uno dei tanti locali incendiati.
Ma c’è anche chi cerca di mantenere la calma e di riportare la protesta a toni pacifici. “Noi rispettiamo le leggi dello Stato, anche se non ci piacciono. C’è il coprifuoco e torniamo a casa. Saremo qui domani alle 11. Sta a voi scegliere”, hanno fatto sapere gli organizzatori di una manifestazione non violenta dismessa con l’arrivo del coprifuoco. Tra loro ci sono anche decine di ragazze e ragazzi che hanno cercato di raccogliere le macerie della battaglia urbana con scopettoni, vanghe, rastrelli, vernice.
Intanto Philonise Floyd, fratello di George Floyd, cerca un dialogo con le istituzioni. Ha raccontato alla Msnbc la sua conversazione con Donald Trump: “È stato difficile. Tentavo di parlargli ma lui continuava a respingermi come se dicesse `non voglio sentire di cosa stai parlando’. Gli ho solo detto che voglio giustizia e che non potevo credere che avessero commesso un linciaggio della nostra epoca in pieno giorno”. Poi il colloquio con Joe Biden: “Non avevo mai supplicato un uomo prima, ma gli ho chiesto giustizia per mio fratello. Ne ho bisogno. Non voglio vederlo su una maglietta come altri ragazzi. I neri non se lo meritano. Stiamo morendo tutti, le vite dei neri contano”.
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