Il 3 giugno sarà possibile spostarsi tra regioni. Il ministro della Salute ammette: ci sono dei rischi.
Differenze tra le regioni? Ci sono, ed il rischio di far ripartire il contagio c’è: ma è necessario procedere con le riaperture, e dovrà essere la politica a gestire al meglio la situazione, assumendosene la responsabilità. Questo, in sintesi, il ragionamento del ministro della Salute Roberto Speranza: la differenza tra i territori è “innegabile” , ha affermato, e sarebbe “sbagliato” non ammettere che riaprire i confini regionali e nazionale da mercoledì 3 giugno è rischioso. Ma la scelta è ponderata: la politica deve “provare a gestire una fase diversa” nella quale saranno “determinanti” il distanziamento personale e il rispetto delle precauzioni. Ma “guai a cantar vittoria e pensare che tutto sia finito”, avvisa il ministro. Nel frattempo prosegue il confronto con alcuni governatori di regione che, soprattutto al Centro e al Sud, sono preoccupati per l’abolizione di qualsiasi misura di prevenzione per chi arriva nei propri territori. Primo fra tutti il presidente della Campania Vincenzo De Luca che continua ad insistere sul fatto che “non si comprende quali siano le ragioni di merito che possano motivare un provvedimento di apertura generalizzata”. La spiegazione, per De Luca, va cercata nelle “spinte e pressioni di varia natura” che il governo avrebbe ricevuto. Dubbi e paure anche per il presidente regionale sardo Christian Solinas, che sembra però aver ceduto sui patentini di immunità. Anche la Toscana e la Sicilia avevano avanzato dubbi, ma albergatori e ristoranti spingono, loro in modo evidente, sulla necessità di riaprire. Tuttavia Nello Musumeci, governatore siciliano, commenta: “‘Sicilia sicura’ è il nostro motto. E per questo occorrerà verificare la provenienza, l’esistenza di eventuali casi sospetti nel nucleo familiare, indicare giorno dopo giorno la tracciabilità della presenza del turista”.
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Anche il Lazio potrebbe decidere di predisporre qualche disposizione regionale. L’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, si è espresso chiaramente in termini di “grande preoccupazione” per stazioni e aeroporti come Termini, Fiumicino e Ciampino. Già negli scorsi giorni la Regione aveva manifestato preoccupazione in vista della riapertura generalizzata: il pensiero è andato ai tanti Freccia Rossa che ogni giorno si muovono tra Roma e Milano. La proposta avanzata dai vertici regionali del Lazio è di “decidere sui numeri”, calibrando decisioni ed interventi sulla realtà che si presenterà. “Un rischio c’è e sarebbe sbagliato non riconoscerlo, è chiaro che un rischio lo stiamo assumendo poiché il rischio zero ora non esiste ma ci arriveremo solo quando ci sarà il vaccino. Fino ad allora si tratta di assumersi dei rischi ponderati e di provare a gestire una fase diversa”, ha spiegato Speranza. Per arrivare al rischio zero “avremmo dovuto conservare un lockdown assoluto per mesi” ha aggiunto Speranza. Ma sarebbe stata una limitazione impossibile, perché il Paese “non avrebbe retto”. Ma perchè non immaginare una apertura differenziata tra le varie regioni, per abbattere questo “innegabile rischio”? La ratio non escludere la Lombardia e altre Regioni del nord-ovest dalla mobilità infraregionale – ha spiegato il ministro – è legata a un trend che migliora in tutte le aree del Paese: “Al momento i dati ci dicono che è vero che ci sono differenze quantitative ma la tendenza di tutte le regioni va nella direzione giusta ed è in discesa”. Tuttavia, ha avvertito, “le settimane che arriveranno sono ancora con un esito non scontato e le misure di distanziamento e precauzione saranno determinanti”. Ora, ha aggiunto Speranza, “il Paese sta molto meglio, abbiamo avuto una fase difficilissima e siamo stati i primi a dover prendere decisioni durissime, ma il coronavirus non è finito, è un’onda che si sta spostando ma non è scomparso. Dunque, le norme resteranno”. E “abbiamo ancora bisogno di comportamenti corretti”.