Le proteste per l’omicidio di Floyd si stanno snodando attraverso ben 17 città americane. Continuano anche i tafferugli davanti alla Casa Bianca.
Non si placa l’ondata delle proteste e dei disordini in tutti gli Stati Uniti. Un movimento di massa che ha una origine ben chiara, ovvero l’assurda morte di George Floyd, il ragazzo afroamericano che ha subito un terribile atto di violenza da un agente di polizia a Minneapolis. E proprio la città del Minnesota è il centro nevralgico delle proteste e della manifestazioni che in realtà stanno avvenendo in diverse città americane. Stando alle prime stime effettuate dalla Ap, infatti, sono ben diciassette le città in cui i disordini contro la polizia proseguono ormai da due-tre giorni.
Ed è arrivato anche il primo dato relativo ai dissidenti che sono stati arrestati dagli agenti di polizia di tutti gli States. Si tratta di almeno 1.400 persone che si sono viste mettere le manette ai polsi. Tra queste anche gli uomini di una troupe della Cnn che stava mostrando le immagini delle prime ore di proteste in quel di Minneapolis: poche ore dopo, il giornalista e il cameraman sono stati liberati. E persino davanti alla Casa Bianca proseguono le manifestazioni, con centinaia di persone che si sono radunate davanti alla residenza del presidente Donald Trump.
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Migliaia di persone stanno manifestando anche a New York, bloccando le strade e prendendo di mira le auto della polizia con graffiti. A Brooklyn ci sono anche stati dei tafferugli proprio con gli agenti. E in alcune città americane è stato persino proclamato il coprifuoco per cercare di arginare l’ondata delle proteste. Tra queste c’è anche Philadelphia, dove ben 13 agenti di polizia sono rimasti feriti nel corso degli scontri con i manifestanti. Tuttavia non si segnalano episodi di grande gravità proprio negli scontri tra la polizia e coloro i quali chiedono giustizia per George Floyd.
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Intanto si indaga anche sulle matrici delle proteste e sulle eventuali infiltrazioni al loro interno. Anche perchè gli atti di violenza che si sono visti a Minneapolis potrebbero essere legati alla presenza, al fianco dei manifestanti, di altri gruppi. Soggetti appartenenti a formazioni anarchiche o di sinistra radicale, ma anche esponenti di cartelli della droga e soggetti provenienti dall’estero appositamente per creare disordine e destabilizzare l’ambiente. Tanto che il governatore del Minnesota ammette che “il caos che si sta vivendo in città non ha più nulla a che fare con la morte di George Floyd”. E anche Donald Trumo ha colto la palla al balzo, puntando il dito contro l’Antifa e la sinistra anarchica.
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