I pazienti affetti da Covid 19 che affrontano un intervento chirurgico hanno una percentuale di mortalità molto più alta nel post operatorio. Lo rivela uno studio apparso su Le Lancet
Effettuare un intervento chirurgico se si è infetti da covid può essere più pericoloso e con un tasso di mortalità più alto nel post operatorio. È quanto emerge da uno studio su scala mondiale pubblicato oggi sulla rivista scientifica The Lancet. In Italia, lo studio è stato coordinato da tre giovani ricercatori Francesco Pata, Gaetano Gallo e Salomone Di Saverio, due calabresi e un lombardo.
Sono tre gli aspetti fondamentali del lavoro scientifico portato avanti dal gruppo internazionale di ricercatori, Covid Surg, coordinato dall’ Unità di ricerca sulla Chirurgia Globale (NIHR) dell’Università di Birmingham. I pazienti presentano un aumentato rischio di morte post-operatoria se contraggono il Covid-19, e come vedremo sarà così; gli interventi chirurgici non-critici dovrebbero essere posposti durante la pandemia; infine sono necessari degli investimenti urgenti per aumentare la sicurezza della chirurgia durante la pandemia.
I ricercatori hanno riscontrato, inoltre, che, tra i pazienti infettati dal coronavirus SARS-CoV-2, che sono stati sottoposti a intervento chirurgico, i tassi di mortalità si approssimano a quelli dei pazienti più critici che sono stati ricoverati nelle terapie intensive dopo aver contratto il virus nella comunità.
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I ricercatori hanno esaminato i dati di 1.128 pazienti da 235 ospedali in 24 nazioni, prevalentemente dell’Europa, sebbene abbiano contribuito anche ospedali dell’Africa, dell’Asia e del Nord America. Pata – chirurgo calabrese tra gli autori dello studio – ha spiegato come sono stati raccolti i dati, partendo dal nostro paese. “L’Italia – esordisce – è stata la seconda nazione per numero di pazienti reclutati nello studio. C’è stato l’appoggio, devo dire con entusiasmo, di 44 ospedali, voglio ringraziare per la partecipazione chirurghi e ricercatori”.
“Per pazienti sottoposti a chirurgia minore – prosegue – ci saremmo aspettati una mortalità al di sotto dell’uno per cento. Il nostro studio ha invece evidenziato che non è affatto così, che ci sono numeri molto più alti. Un esempio? Sulla chirurgia minore siamo al 16,3%. Su quella programmata al 18,9%. Operarsi in una situazione già precaria, e in particolare con il covid, può esporre a dei rischi inattesi”.
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