Il governo di Pechino non arretra e impone la legge sulla sicurezza nazionale per la città di Hong Kong. E’ stata approvata ieri con 2878 voti a favore sotto le importanti proteste accese dal partito democratico di Hong Kong.
Un passaggio chiave per trasformare la città di Hong Kong in una semplice provincia cinese. La Cina ha deciso di approvare la legge sulla sicurezza nazionale nonostante le proteste interne al Paese e le reazioni di Washington. La minaccia degli Stati Uniti non è tardata e il colosso asiatico dovrà fare i conti con i nuovi accordi economici. Un’ampia gamma di sanzioni potrebbero essere inserite negli scambi con la Cina o addirittura la revoca di status sociale concesso alla città di Hong Kong. Una svolta radicale che potrebbe danneggiare entrambe le economie in un momento di forti tensioni. Nello scontro delle due superpotenze su più fronti, la regione speciale è sempre più un terreno di scontro che rischia stavolta di raffreddare del tutto i toni. La Cina ha affermato essere contraria al clima di “Guerra Fredda” che si respira tra i due Stati. Una cooperazione bilaterale è nell’interesse di entrambi ma non è facile trovare un accordo dopo gli ultimi avvenimenti. La legge sulla sicurezza permetterebbe a Pechino di impiantare basi ad Hong Kong per i propri reparti speciali e questo preoccupa gli Stati Uniti per la questione del controllo territoriale.
Il movimento democratico di Hong Kong, capeggiato da sindacati, professionisti e studenti, prova a resistere a quella che considera una minaccia per il proprio Paese: vivere in uno Stato di diritto ma sotto la sovranità cinese. I giovani in fermento hanno dato vita al movimento e sono riusciti a respingere una legge che avrebbe facilitato l’estradizione in Cina, l’estate scorsa. I protestanti hanno affrontano la polizia antisommossa e si sono schierati contro il governo cinese senza perdersi d’animo. La fine però era già scritta: l’approvazione della legge c’è stata e sarà difficile tornare indietro.
Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, la legge sarebbe una risposta ai tanti disordini che hanno fatto sprofondare Hong Kong in una profonda crisi economica, la più grande da quando si trova sotto il dominio cinese. Un alto funzionario del regime, Wang Chen, aveva sottolineato la presenza di “anelli deboli” all’interno del sistema giuridico. La contestata governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, sottolinea che “le disposizioni imposte dalla legge nazionale non pregiudicheranno i diritti e le libertà di cui godono i residenti”. Intanto il Paese è in fermento e si prevedono nuove proteste organizzate per minacciare il governo di Pechino.
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